giovedì 24 maggio 2012

IL FORESTIERO...


    Il grande forestiero è Lui, Cristo, ormai  sempre più sconosciuto, misconosciuto, ignorato dal nostro tempo, dal mondo, persino dal nostro mondo cattolico, come dalla samaritana  al pozzo di Giacobbe e forse più di lei, che almeno, appena lo riconosce, guarisce subito e si ravvede.
    E’ proprio di oggi il grido di denuncia, l’ennesimo, a chiare lettere, senza mezzi termini – com‘ è nel suo stile – lanciato da Papa Ratzinger  nell’udienza all’assemblea generale della C.E.I.:

   “Tanti battezzati hanno smarrito identità e appartenenza: non conoscono i contenuti essenziali della fede o pensano di poterla coltivare prescindendo dalla mediazione ecclesiale. E mentre molti guardano dubbiosi alle verità insegnate dalla Chiesa, altri riducono il Regno di Dio ad alcuni grandi valori, che hanno certamente a che vedere con il Vangelo, ma che non riguardano ancora il nucleo centrale della fede cristiana. Il Regno di Dio è dono che ci trascende. Come affermava il beato Giovanni Paolo II, «il regno non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzi tutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio [7 dicembre 1990], 18). 
    Purtroppo, è proprio Dio a restare escluso dall’orizzonte di tante persone; e quando non incontra indifferenza, chiusura o rifiuto, il discorso su Dio lo si vuole comunque relegato nell’ambito soggettivo, ridotto a un fatto intimo e privato, marginalizzato dalla coscienza pubblica. Passa da questo abbandono, da questa mancata apertura al Trascendente, il cuore della crisi che ferisce l’Europa, che è crisi spirituale e morale: l’uomo pretende di avere un’identità compiuta semplicemente in se stesso….
     In un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera; non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio…..
     Cari Fratelli, il nostro primo, vero e unico compito rimane quello di impegnare la vita per ciò che vale e permane, per ciò che è realmente affidabile, necessario e ultimo. Gli uomini vivono di Dio, di Colui che spesso inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per dare pieno significato all’esistenza: noi abbiamo il compito di annunciarlo, di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui. Ma è sempre importante ricordarci che la prima condizione per parlare di Dio è parlare con Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutriti da un’intensa vita di preghiera e plasmati dalla sua Grazia…”

       Sono parole di fuoco che ci interpellano come credenti, ma anche come persone responsabili operanti all’interno delle scuole cattoliche.

     Domandiamoci dunque , nel nostro piccolo, se nelle nostre scuole:

  • Siamo veramente ancora capaci di parlare di Cristo ai  nostri allievi anche all'interno  delle lezioni diverse da quella di Religione Cattolica?
  • Siamo ancora capaci di andare oltre le  frammentarie consuetudini (e meno male che si coltivino ancora) della brevissima preghiera in classe  all’inizio delle lezioni quotidiane?
  • Siamo realmente  disposti a presentare Cristo  francamente e con chiarezza ogni volta in cui ci accorgiamo che i nostri alunni hanno bisogno di una Parola di Vita?
  • Siamo sicuri che un malcelato imbarazzo nell’annuncio, che ormai serpeggia sempre più vistosamente nelle nostre scuole pariotarie cattoliche, non nasconda  un altrettanto scoperto desiderio di scimmiottare la scuola statale in nome di un malinteso laicismo che, forse, i genitori che ci affidano i loro figli rifiutano apertamente senza che noi ce ne accorgiamo fino in fondo?

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Torniamo al fondamentalismo?

Bruno ha detto...

Dov'è il fondamentalismo?
Scusa, anonimo, per te annunciare Cristo è fondamentalismo?

Anonimo ha detto...

è uno sprone per un serio esame di coscienza.

Anonimo ha detto...

Anche io vorrei chiedermi e chiedere dov'è il fondamentalismo in questo invito a riportare l'annuncio evangelico anche dentro le nostre scuole.

Anonimo ha detto...

Le Scuole cattoliche sono un mezzo di evangelizzazione e di annuncio. Non capisco perché annunciare Cristo significhi per qualcuno fondamentalismo. Sono felice di essere un'insegnante cattolica e di annunciare Cristo.

F. ha detto...

E' proprio vero, nelle nostre scuole si insegna di tutto: legalità, altruismo, non violenza, pace ecc. ecc. Si insegna invece poco Gesù Cristo, che è la sintesi piena di tutte queste belle cose...

p. Gaetano Lombardo ha detto...

è proprio vero che Dio ormai è il grande sconosciuto per molti cristiani e in modo particolare per gli alunni delle nostre scuole cattoliche le quali spesso accolgono ragazzi appartenenti a famiglie tradizionalmente cristiane ma che non hanno fatto una personale scelta di fede. Penso che non bisogna avere paura di annunciare Cristo, di proporre Cristo ai ragazzi delle nostre scuole i quali dietro una ribellione e un rifiuto di Cristo e della Chiesa, nascondono una sete terribile di gioia, di pace e una mancanza di risposte a tante domande personali (soprattutto quelle riguardanti le loro personali ferite e sofferenze). aggiungerei, però, che non basta parlare di Cristo bisogna anche mostrarlo con la vita (è forse questo è il punto dolens!). Leggendo una biografia della beata Chiara Luce Badano qualche tempo fa, mi ha colpito un particolare della sua vita. La madre di Chiara Luce spesso le chiedeva se lei parlasse mai con i propri compagni di Gesù. Ed ella rispondeva sempre così: "io non devo parlare di Cristo, devo mostrarlo agli altri con i fatti". La catechesi più potente è quella della vita. Quando parole e vita sono in armonia si opera una vera rivoluzione spirituale. mi si potrebbe obiettare che è impossibile essere perfetti e mostrare costantemente con la vita Cristo! mostrare Cristo non vuol dire essere impeccabili! la santità non è impeccabilità! vuol dire coltivare quotidianamente il desiderio e l'impegno di mettere iln pratica il vangelo. Mi domando: quale testimonianza dà un educatore con la propria vita all'alunno che gli sta davanti? quanti di noi leggono il vangelo? ma non c'è tempo... mi sento dire spesso. non c'è tempo o non c'è interesse? il tempo dipende dai nostri interessi! a ciò che ti sta a cuore riuscirai sicuramente a dare tanto tempo.
Mi vien da fare anche un'altra considerazione. Ho letto tempo fa un pensiero del beato Charles de Focauld che riferendosi alla missione dichiarava che era importante che ci fossero anzitutto dei missionari che prima di annunciare il vangelo preparassero il terreno per l'annuncio con l'accoglienza, la benevolenza, la stima e l'amicizia. mi domando: quali spazi offrono le nostre scuole, paritarie e pubbliche per un incontro fraterno che vada al di là del semplice rapporto scolastico e che prepari, magari il terreno per l'annuncio? Un'ultima considerazione. spesso ho notato e constatato nella mia esperienza personale e altrui che è importante pregare per la conversione di una persona, che le parole toccano il cuore se Dio lo ha predisposto. dunque: si prega abbastanza nelle nostre scuole paritarie per i nostri ragazzi? se ne chiede la conversione, il dono di una fede rinnovata?

p. Gaetano Lombardo ha detto...

è proprio vero che Dio ormai è il grande sconosciuto per molti cristiani e in modo particolare per gli alunni delle nostre scuole cattoliche le quali spesso accolgono ragazzi appartenenti a famiglie tradizionalmente cristiane ma che non hanno fatto una personale scelta di fede. Penso che non bisogna avere paura di annunciare Cristo, di proporre Cristo ai ragazzi delle nostre scuole i quali dietro una ribellione e un rifiuto di Cristo e della Chiesa, nascondono una sete terribile di gioia, di pace e una mancanza di risposte a tante domande personali (soprattutto quelle riguardanti le loro personali ferite e sofferenze). aggiungerei, però, che non basta parlare di Cristo bisogna anche mostrarlo con la vita (è forse questo è il punto dolens!). Leggendo una biografia della beata Chiara Luce Badano qualche tempo fa, mi ha colpito un particolare della sua vita. La madre di Chiara Luce spesso le chiedeva se lei parlasse mai con i propri compagni di Gesù. Ed ella rispondeva sempre così: "io non devo parlare di Cristo, devo mostrarlo agli altri con i fatti". La catechesi più potente è quella della vita. Quando parole e vita sono in armonia si opera una vera rivoluzione spirituale. mi si potrebbe obiettare che è impossibile essere perfetti e mostrare costantemente con la vita Cristo! mostrare Cristo non vuol dire essere impeccabili! la santità non è impeccabilità! vuol dire coltivare quotidianamente il desiderio e l'impegno di mettere iln pratica il vangelo. Mi domando: quale testimonianza dà un educatore con la propria vita all'alunno che gli sta davanti? quanti di noi leggono il vangelo? ma non c'è tempo... mi sento dire spesso. non c'è tempo o non c'è interesse? il tempo dipende dai nostri interessi! a ciò che ti sta a cuore riuscirai sicuramente a dare tanto tempo.
Mi vien da fare anche un'altra considerazione. Ho letto tempo fa un pensiero del beato Charles de Focauld che riferendosi alla missione dichiarava che era importante che ci fossero anzitutto dei missionari che prima di annunciare il vangelo preparassero il terreno per l'annuncio con l'accoglienza, la benevolenza, la stima e l'amicizia. mi domando: quali spazi offrono le nostre scuole, paritarie e pubbliche per un incontro fraterno che vada al di là del semplice rapporto scolastico e che prepari, magari il terreno per l'annuncio? Un'ultima considerazione. spesso ho notato e constatato nella mia esperienza personale e altrui che è importante pregare per la conversione di una persona, che le parole toccano il cuore se Dio lo ha predisposto. dunque: si prega abbastanza nelle nostre scuole paritarie per i nostri ragazzi? se ne chiede la conversione, il dono di una fede rinnovata?

Tina ha detto...

Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, anche per noi cristiani. Condivido quanto ha detto Tani Lombardo. Spesso anche nelle scuole paritarie non si ha tempo per la preghiera, per annunciare Cristo. Di certo il tempo è cosa preziosa, è la nostra stessa vita. Morire è non conoscere più il tempo. Dire che non abbiamo tempo significa dire che non abbiamo vita.
E' vero la testimonianza è più importante delle parole. Noi docenti cattolici dovremmo parlare ai nostri alunni di Cristo attraverso le nostre scelte e i nostri stili educativi.

Anonimo ha detto...

Il problema è si quello di annunciare e testimoniare con la propria vita e con il proprio esempio, ma è anche quello di saper filtrare il sapere alla luce del Vangelo.