venerdì 29 marzo 2013

LA SANTA PASQUA VIVIFICHI UNA NUOVISSIMA IDENTITÀ ECCLESIALE PER LA RINASCITA DELLA SCUOLA CATTOLICA!


    In un contesto socio-culturale sempre più  secolarizzato e scristianizzato è forse richiesto alla scuola cattolica di riscoprire una nuovissima identità ecclesiale per offrire ai giovani un progetto educativo orientato cristianamente, che li aiuti nella loro crescita personale e li difenda dalla cultura di morte diffusa soprattutto dai mezzi di comunicazione sociale.

     La scuola cattolica, in quanto soggetto ecclesiale, deve  educare cristianamente e, nel contempo, evangelizza, infatti; come affermava Giovanni Paolo II: “le scuole cattoliche sono contemporaneamente luoghi di evangelizzazione[ e ] di educazione integrale”. In quanto luoghi di evangelizzazione, le scuole cattoliche sono aperte a tutti e favoriscono, come scrive la Congregazione per l’Educazione Cattolica, “un dialogo vitale tra giovani di religioni e di ambienti sociali differenti”.

   Questa Santa Pasqua 2013 ci renda tutti consapevoli che occorre svolgereTali  una funzione pubblica per offrire sul serio  un servizio rivolto, indiscriminatamente, a tutti i giovani e finalizzato  realmente alla loro educazione integrale.  Questa ultima, in quanto educazione ispirata al Vangelo, può realizzarsi in modo veramente efficace soltanto se la scuola, essendo consapevole del suo carattere specificamente ecclesiale, “si colloca all’interno di una pastorale organica della comunità cristiana” che chiami in causa la responsabilità dei Vescovi e dei Parroci nei riguardi dei problemi  relativi all’educazione cristiana.

   Riscoprire la forza dell’impulso evangelico, che, nei secoli passati, ha spinto personalità carismatiche come Giovanna Antida,  Calasanzio, La Salle e Don Bosco ad aprire scuole per i ragazzi e i giovani più poveri è l’impegno pasquale che ci interpella poichè  a oggi in Occidente la povertà vissuta dalle giovani generazioni è connotata soprattutto in senso spirituale:  i nuovi poveri “possiamo incontrarli tra coloro i quali hanno smarrito il senso autentico della vita e sono privi di qualsiasi slancio vitale, a cui non vengono proposti valori e non conoscono più la bellezza della fede”.

   
  Auguriamo a tutti una riscoperta viva  e immediata di questa bellezza e  con   tutti esultiamo nel Signore che vince le tenebre della morte.

                BUONA PASQUA!

domenica 24 marzo 2013

LA PEDAGOGIA DEL SERVIZIO

      Inizia con questo post, tratto dalla relazione da lei tenuta il 22 marzo scorso a RC in un convegno dell' E.S.U. diocesano, la collaborazione di Sr Paola Arosio - SdC intensamente impegnata e formata nell'educativo - al nostro blog. Fin d'ora giungano a Sr Paola la nostra gratitudine e la nostra incondizionata fiducia.
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  Immaginiamo…
    Una città senza vicini di casa rumorosi e litigiosi, dove ogni famiglia ha il proprio appartamento isolato acusticamente e visivamente dagli altri in modo che nessun vicino possa dar fastidio, appartamento costruito in modo da evitare ogni incontro lungo le scale o nei pianerottoli o sulla via…Una città dove le imprese e le organizzazioni sono scomparse e si comunica solo via internet, ciascuno da casa propria… dove i media sono diventati così sofisticati e interattivi da farci sentire tutto il giorno in compagnia di tanti…una città perfetta! Una  città senza conflitti e senza ferite!   Una città senza gioia!
La vita in comune
     Se facciamo riferimento al nostru universo biblico-liturgico, veniamo a sapere che una vita in comune gioiosa è comunque ambivalente: è benedizione e ferita. La fraternità cantata dai salmi (“Come è bello e quanto è soave che i fratelli vivano insieme”) fa riferimento alla figura di Aronne, ma noi sappiamo della rivalità che esplose proprio fra Aronne e Myriam, nei confronti di Mosè.   Le comunità umane hanno cercato vari modi per evitare la ferita associata alla vita in comune, creando dei mediatori che impedissero il “combattimento” corpo a corpo tra “io e tu”:
·         Nel mondo antico e pre- moderno, il rapporto interumano era sempre mediato dall’Assoluto e dalle comunità che  lo rappresentavano nel loro ordine gerarchico;
·         Tramontato il mediatore sacrale, l’uomo moderno ha abbassato lo sguardo, si è guardato attorno, e si è accorto dell’esistenza dell’altro, cercando di risolvere il “corpo a corpo” attraverso la mediazione del contratto;
·         Nell’ipermodernità, quando l’uomo dice “io” pensa al tu con paura:trasformando la relazione contrattuale nel punto di coagulo dell’intera esperienza contemporanea, ci sentiamo  affrancati da una continguità percepita e fatta percepire come pericolosa e siamo esonerati da ogni debito nei confronti dell’altro. Si interrompe cosi il circuito sociale del debito reciproco.
    La logica mercantile ha come conseguenza la povertà antropologica che scontiamo nella nostra esperienza: per il mondo dell’informazione siamo   lettori e spettatori, nel mercato siamo consumatori e lavoratori, di fronte alla politica siamo elettori e contribuenti, per le istituzioni siamo utenti o pazienti… Come invertire la direzione delle forze e innestare un circuito virtuoso?
La  logica del servizio
   Anche qui, se facciamo riferimento al nostro universo biblico-liturgico, ci viene incontro la logica del servizio, incarnata da Gesù, quaando nella notte del tradimento, nel pieno delle tensioni dilanianti vissute dai suoi apostoli (chi lo sta “vendendo”, chi lo tradirà, chi disputa per godere di maggiore considerazione rispetto agli altri cfr. Luca,20), proprio “quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone , di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tormava, si alzò da tavola , depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto (cfr. Gv 13,1-17).

Mettersi a servizio
  • È riconoscere che ESISTERE non è un diritto , ma un DEBITO, che si paga restituendo amicizia, tenerezza,alleanza;
  • È portare noi stessi fino alla possibile pienezza della nostra identità;
  • È prendersi cura, infondere durata e forza alla vita “nascente”;
  • È accogliere gli eventi di incontro, è riconoscere e ospitare la grazia della relazione.
ALCUNI SPUNTI DI PEDAGOGIA DEL SERVIZIO
    1. EDUCARE AL SERVIZIO, servendo e imparando a condividere e ri-elaborare il visssuto;
    1. MOTIVARE AL SERVIZIO, nutrendo l’universo biblico-liturgico e arricchendo l’immaginario simbolico;
    1. PARTECIPARE AL SERVIZIO, facendo parte di un gruppo coordinato da leadres disposti a mettersi in discussione;
    1. ACCOMPAGNARE NEL SERVIZIO, con la progressiva assunzione di responsabilità, in prospettiva vocazionale;
    1. ORIENTARE IL SERVIZIO,uscendo dagli spazi “dedicati”, imparare a servire “con “ gli altri, non “per” gli altri, e a riconoscere ed accogliere la propria “trasformazione”;
    1. RIPENSARE AL SERVIZIO,verificando il proprio radicamento nel bene, la consivisione d’essere e la semplicità delle emozioni.
     Mettersi a servizio non cerca scorciatoie per evitare  le conseguenze del “corpo a corpo”: prende radicalmente sul serio le nostre ferite, le nostre fragilità, i nostri vicoli ciechi, i nostri limiti, ma anche i nostri più profondi desideri di fraternità, di pace, di serena convivenza con il nostro prossimo e con il mondo, aiutandoci a intravedere in tali aspirazioni il segno dell’Origine che ci precede, il volto di quel Donatore che fonda la nostra ricerca di riconciliazione e di pace  nella storia e che è il nostro eterno destino di comunione. Altrimenti, l’esistere diventa un veloce trascorrere nella confusione e nella dispersione, presi da un sentimento di vanità che toglie le energie e fa impallidire passioni, desideri, ideali, progetti e ogni attaccamento alla vita. Perchè noi non viviamo affatto per la sopravvivenza.
    Noi cerchiamo una vita che sia più della vita, nella quale ci sia dato di ricevere, elaborare, orientare, esprimere la libertà e tutte le qualità proprie della nostra umanità, nella quale ci sia dato di imparare ad amare mettendoci a servizio gli uni degli altri – ci ha detto in questi giorni papa Francesco – nella forma della tenerezza, che è simpatia e speranza insieme.

BUON SERVIZIO!

Suor Paola Arosio SdC – Roma

sisterpaola@hotmail.com

giovedì 14 marzo 2013

LA SCUOLA CATTOLICA, GRATA A BENEDETTO XVI, ACCLAMA PAPA FRANCESCO



      La gratitudine della scuola cattolica a Papa Ratzinger per il suo non comune e concreto anelito al potenziamento  dei canali educativi cattolici in un'epoca contrassegnata da mille emergenze, si sposa oggi con grande gioia da parte di tutti noi  all'acclamazione del nuovo  Sommo Pontefice che il Signore ha voluto generosamente concederci nella persona di Mons. Jorge  Mario Bergoglio. A lui vanno tutti i nostri voti e le nostre preghiere perchè questo nuovo pontificato possa , pur nella continuità, tracciare nuovi sentieri di speranza e di pace , specialmente in quei paesi - e oggi particolarmente in Siria - dove le nostre scuole sono impegnate in prima linea contro ogni forma di sopruso, di sanguinosa  violenza, di ghettizzazione dei fanciulli ,dei giovani e di quel  sapere che è veicolo indiscutibile di pace.

   Le questioni educative aperte in un mondo più che mai secolarizzato e quasi ostile a Cristo potranno trovare una prima soluzione solo attraverso un rinnovato coraggio, un rinnovato fervore educativo non avulso dalla Croce, ma ad essa indirizzato: testimoniare la fede per le strade del mondo, ma anche nelle aule delle nostre scuole, tornare ad essere missionari tra la gente, ma anche tra i banchi,  è sorprendentemente la nuova sfida che non sempre ci coglie preparati come dovremmo essere e che ci interpella in maniera evidentissima.
   Possa la scuola cattolica durante questo nuovo pontificato trovare in sè il germe di quel rinnovamento in Cristo che è più che mai urgente e indispensabile...!

mercoledì 6 marzo 2013

Le otto competenze chiave di cittadinanza



     Sono le competenze contenute nella  Raccomandazione  , approvata  il 18 dicembre 2006 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, ‘relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente’ che tutti  gli studenti devono acquisire a 16 anni e ritenute necessarie per la costruzione e il pieno sviluppo della loro persona, di corrette e significative relazioni con gli altri e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale. La scarsa attenzione a queste competenze è una delle principali cause del disorientamento e del disagio giovanile.
     Ecco ciò che tutti devono sapere acquisire e sapere oggi per entrare da protagonisti nella vita domani:
1. Imparare ad imparare: ogni giovane deve acquisire un proprio metodo di studio e di lavoro. (Oggi molti di loro si disperdono perché non riescono ad acquisirlo).
2. Progettare: ogni giovane deve essere capace di utilizzare le conoscenze apprese per darsi obiettivi significativi e realistici. Questo richiede la capacità di individuare priorità, valutare i vincoli e le possibilità esistenti, definire strategie di azione, fare progetti e verificarne i risultati. (Oggi molti di loro vivono senza la consapevolezza della realtà e delle loro potenzialità).
3. Comunicare: ogni giovane deve poter comprendere messaggi di genere e complessità diversi nella varie forme comunicative e deve poter comunicare in modo efficace utilizzando i diversi linguaggi. (Oggi i giovani hanno molte difficoltà a leggere, comprendere e a scrivere anche testi semplici in lingua italiana).
4. Collaborare e partecipare: ogni giovane deve saper interagire con gli altri comprendendone i diversi punti di vista. (Oggi i giovani assumono troppo spesso atteggiamenti conflittuali e individualistici, perché non riconoscono il valore della diversità e dell’operare insieme agli altri).
5. Agire in modo autonomo e responsabile: ogni giovane deve saper riconoscere il valore delle regole e della responsabilità personale. (Oggi spesso i giovani agiscono in gruppo per non rispettare le regole e per non assumersi responsabilità).
6. Risolvere problemi: ogni giovane deve saper affrontare situazioni problematiche e saper contribuire a risolverle. (Oggi i giovani tendono, spesso, ad accantonare e a rinviare i problemi per la situazione di malessere esistenziale che vivono nell’incertezza del futuro).
7. Individuare collegamenti e relazioni: ogni giovane deve possedere strumenti che gli permettano di affrontare la complessità del vivere nella società globale del nostro tempo. (Oggi molti giovani non possiedono questi strumenti).
8. Acquisire ed interpretare l’informazione: ogni giovane deve poter acquisire ed interpretare criticamente l'informazione ricevuta valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni. (Oggi molti giovani sono destinatari passivi di una massa enorme di messaggi perché sono sprovvisti di strumenti per valutarli).