martedì 17 settembre 2013

LE QUATTRO DIMENSIONI DELLA SCUOLA CATTOLICA... PIU' QUELLA QUELLA DELLA SOBRIETA' GESTIONALE E DELLA TRASPARENZA!

     Nel delineare l ' originalità del metodo educativo della scuola cattolica,  in genere ci si sofferma, e  ben a ragione, sui caratteri  dell' ORIGINALITA'  e della PROFEZIA  della scuola cattolica e  per fare chiarezza si individuano almeno quattro dimensioni di contenuto e di sostanza sui quali fondare la specificità di questo tipo di scuola:
  • Un metodo educativo che pone al centro la persona;
  • Il sistema ambiente e la comunità educante quali presupposti non marginali per una reale formazione civile umana e spirituale di ogni allievo;
  • La pedagogia del progetto al servizio del personalismo pedagogico;
  • La testimonianza di  professionalità coerenti  con i valori umani, sociali e civili condivisi, ma anche su convinzioni di fede ed etiche  irrinunciabili , nel quadro del nuovo ruolo del docente.
    Ferma restando la peculiarità di ogni scuola cattolica e del Carisma che sottende ad essa, penso però che  occorra  soffermarsi  almeno su UNA QUINTA DIMENSIONE , apparentemente marginale, spesso data per scontata, ma oggi  più che mai importante nella vita e nella visibilità della singola scuola. Ci riferiamo alla dimensione operativa e  concreta   della sobrietà, accompagnata da  una gestione generosa nella   parsimonia e trasparente in tutti i sintagmi del suo agire. 

       Tracciamo  dunque, con l'aiuto dello studio condotto da Guglielmo Malizia, sia pure in modo sintetico, gli elemtni fondamentali  afferenti a ciascuna di queste quattro  dimensioni, senza però trascurare mai la quinta...

IL METODO E LA CENTRALITA' DELLA PERSONA

   Il metodo educativo della scuola cattolica fa dell'educando il soggetto del suoproprio sviluppo. In particolare, deve essere anzitutto umanizzante,  in quanto promuove la perfezione completa della persona umana e la edificazione di un mondo più umano. E'  personalizzante e mira formare la persona umanain ordine al suo fine ultimo e al bene della società di cui l'uomo è membro. Prima di trasmettere conoscenze, competenze e valori la scuola cattolica è chiamata a rispondere alla domanda formativa che proviene esplicitamente o implicitamente dai giovani in crescita e che ricercano il significato della loro vita.
    Più che valori la scuola cattolica dovrà operare per promuovere personalità valide.

SISTEMA AMBIENTE E COMUNITA' EDUCANTE
     Elemento centrale dell'educazione nella scuola cattolica è la comunità. Questa non si fonda tanto nella tolleranza o nel semplice rispetto della libertà altrui quanto nella considerazione dell'altro come offerta di una ricchezza che ci libera dal nostro egoismo e che si presenta con i tratti del volto di Cristo. Ne consegue che lacomunità è messa in grado di fornire una esperienza di pace e di servizio al bene comune che insieme con quella della vita discendono dall'accoglienza della verità. Inoltre, se la Chiesa è anzitutto comunione, la scuola cattolica non può non definirsi in primo luogo che come comunità educante, la quale diviene centro propulsore e responsabile di tutta la sua vita. Ne segue l'impegno dei suoi membri di operare comunionalmente, alimentandosi con la Parola e con i segni sacramentali in un cammino di conversione e di riconciliazione e costruendo l'unitarietà del processo educativo sul dono dello Spirito.

LA PEDAGOGIA DEL PROGETTO

   Il progetto      educativo si presenta come    il punto     di incontro    e    di convergenza   di   tutte le componenti della comunità   educante,  come una istanza critica rispetto alle distorsioni e alle riduzioni        educative e come un ambito nel quale si manifesta   la forza trasformatrice e liberatrice del Vangelo per la formazione delle persone. Esso inoltre        consente   di ovviare   alla frammentarietà   dei  percorsi e   degli obiettivi, riconducendoli a un quadro di riferimento unitario ,    e   permette  di superare il pericolo della giustapposizione di orientamenti tra loro inconciliabili, costringendo   ad  evidenziare la concezione di persona, educazione e società. La sua elaborazione impegna l’apporto di tutta   la comunità, naturalmente secondo ruoli e con poteri diversi. In aggiunta, consente di esprimere e   motivare  secondo  la specificità cristiana i temi educativi fondamentali nella loro peculiare valenza pedagogica.
    

  LA TESTIMONIANZA

    Di fronte all’allievo in formazione la preminenza va data alla condotta, alla testimonianza e non solo  alla parola . Questo significa cura della relazione educativa che non può essere mai un monologo ma un dialogo e che va  accompagnata dalla convinzione che rappresenta un arricchimento non solo per l’allievo, ma anche per l’insegnante. Questi non dovrebbe mai dimenticare che il giovane durante la fase evolutiva della sua vita ha bisogno di amicizia e di una guida che l’aiuti a superare i suoi dubbi e disorientamenti. È necessario che egli sappia coniugare insieme, con prudente realismo e adattamento ad ogni singolo caso avvicinamento e lontananza, familiarità e distacco, perché l’educando giunga a sviluppare la propria personalità senza condizionamenti

SOBRIETA' E  TRASPARENZA

    Sobrietà è rispetto assoluto di tutte le risorse umane, strutturali  e materiali nell'interesse superiore della collettività scolastica e degli alunni. Sobrietà non è egoismo, aridità e tirchieria, ma giusta valutazione delle giuste esigenze, delle giuste  necessità, dei giusti interventi. Sobrietà non è casualità, non è spreco, ma è anche generosità verso i più poveri di mezzi, secondo la più genuina lettura del carisma di Santa Giovanna Antida.
    Quanto alla necessità della trasparenza gestionale, amministrativa e funzionale alla didattica ogni commento appare del tutto superfluo...

sabato 31 agosto 2013

SUL MODELLO DELLE SUORE DELLA CARITA’/ INSEGNANTI , SEMPRE PIU’ ANZIANE , MA SEMPRE GIOVANI, AUGURI A TUTTI PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO


    In questa vigilia ormai  brevissima  che ci separa dall’ inizio del nuovo anno scolastico, un anno sicuramente importante per le novità che apporta,  voglio ripensare e proporvi le icone delle tante suore anziane che in altrettante aule fra qualche giorno torneranno ad entrare col fruscio silenzioso delle loro vesti nere o grigie o avana, ma sempre candide com’è nitido tutto il loro essere, per accogliere  gli alunni loro affidati , e col sorriso sulla bocca e gli acciacchi degli anni sempre più a stento repressi.

     
    Sono loro, e non solo amministrativamente, la linfa vitale di tante, quasi tutte le scuole paritarie della Congregazione, coloro che alimentano giorno per giorno con sacrificio e costanza, con coraggio e parsimoniosa ricchezza di cuore e di intelletto  ogni nuova strategia pedagogica, ogni progetto, ogni azione educativa. 

    Sono loro che affiancano e spesso sorreggono gli insegnanti laici nelle stesse scuole, con la discrezione e la delicatezza di chi non si erge mai al di spora degli altri, ma agli altri sembra chiedere  quasi sempre aiuto , consigli e risorse. 


           


           Sono loro che attraversano le mille  incomprensioni quotidiane sussurrando sulle labbra, anche nelle prove più dure,  una preghiera e un sorriso, senza scomporsi e senza rimproverare  nulla a nessuno , perchè la  "Carità cristiana ... abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi e tutte le persone senza distinzione di età, di sesso, né di condizione…" (Reg. 1820, 2a parte).

           Sono ancora loro le prime ad accogliere le novità procedurali e didattiche introdotte dagli organi di governo delle scuole nei vari paesi e nelle varie dimensioni culturali e a farle proprie, a farle diventare patrimonio comune in ogni scuola affinchè ogni scuola abbia e dia il meglio nello spirito più genuino della Fondatrice.


     Sono loro a proporsi ogni giorno per colmare ogni lacuna , ogni falla, con quello spirito di gratuità e di servizio che rende spesso sovrabbondante il Bene anche là dove sembra prosperare e averla vinta il Male.

     Sono loro che ti sorreggono con lo sguardo e con la preghiera nascosta quando stenti nelle situazioni  educative più difficili...

    

      

    A loro, a queste suore  che rimarranno sempre giovani di cuore e di mente ed a cui dobbiamo veramente  tanto,  il nostro       GRAZIE  più sincero e attraverso di loro l’augurio di
  
  BUON ANNO SCOLASTICO 2013/2014 A TUTTI!

lunedì 19 agosto 2013

RIFACCIAMO IL PUNTO SULLE COMPETENZE NEL QUADRO DELLE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI PER SCUOLA DELL’INFANZIA E I CICLO PRONTE AD ESSERE APPLICATE



Se è vero che la formale approvazione definitiva per le Indicazioni Nazionali relative alla Scuola dell’Infanzia e al I ciclo, essendo intervenuta  soltanto nel febbraio scorso, non poteva imporne un’applicazione controversa a metà anno scolastico, è pur vero che ,a partire dal I settembre prossimo, i nuovi percoprsi di lavoro non potranno essere assolutamente disattesi da nessuno.
    In tale prospettiva un ripensamento e una riflessione sul significato delle competenze si impone con urgenza e ci interpella direttamente!

Il contesto

Nella Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 sono state enunciate in maniera definitiva le otto competenze chiave per la cittadinanza europea:


"Le competenze sono definite in questa sede alla stregua di una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Il quadro di riferimento delinea otto competenze chiave:

  1. Comunicazione nella madrelingua
  2. Comunicazione nelle lingue straniere
  3. Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia
  4. Competenza digitale
  5. Imparare ad imparare
  6. Competenze sociali e civiche
  7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità
  8. Consapevolezza ed espressione culturale

   Le competenze chiave sono considerate ugualmente importanti, poiché ciascuna di esse può contribuire a una vita positiva nella società della conoscenza. Molte delle competenze si sovrappongono e sono correlate tra loro: aspetti essenziali a un ambito favoriscono la  competenza in un altro. La competenza nelle abilità fondamentali del linguaggio, della lettura, della scrittura e del calcolo e nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) è una pietra angolare per l’apprendimento, e il fatto di imparare a imparare è utile per tutte le attività di apprendimento. Vi sono diverse tematiche che si applicano nel quadro di riferimento: pensiero critico,creatività, iniziativa, capacità di risolvere i problemi, valutazione del rischio, assunzione di decisioni e capacità di gestione costruttiva dei sentimenti svolgono un ruolo importante per tutte e otto le competenze chiave."

 Solo in un momento successivo  il Parlamento europeo ha definito anche i concetti di conoscenza, abilità e competenza:

Conoscenze: risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Le conoscenze sono un insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche;

Abilità: indicano le capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le abilità sono descritte come cognitive (comprendenti l’uso del pensiero logico, intuitivo e creativo) o pratiche (comprendenti l’abilità manuale e l’uso di metodi, materiali, strumenti);

Competenze: comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia."

    Dunque le competenze, volendo schematizzare, sono il risultato della sintesi di   conoscenze e abilità  con  capacità ed esperienze personali, attitudini, atteggiamenti, motivazioni, bisogni.

Le competenze  nella scuola italiana  e nelle Nuove Indicazioni Nazionali

   Nella scuola italiana il concetto di competenza entra a partire dal 2000 (riforma Berlinguer – De Mauro), e viene definitivamente “codificato” dal D.M. n. 139 del 22 agosto 2007 che introduce nuove indicazioni nazionali (di natura sperimentale) per il secondo ciclo e obbligo d’istruzione fino a sedici anni.

    Nelle Nuove Indicazioni Nazionali formalizzate nel febbraio scorso  si chiarisce  che "il sistema scolastico italiano assume come orizzonte di riferimento verso cui tendere il quadro delle competenze chiave dell’apprendimento permanente definite dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea (…). Queste sono il punto di arrivo odierno di un vasto confronto scientifico e culturale sulle competenze utili per la vita al quale l’Italia ha attivamente partecipato. L’impegno a far conseguire tali competenze a tutti i cittadini europei di qualsiasi età, indipendentemente dalle caratteristiche proprie di ogni sistema scolastico nazionale, non implica da parte degli Stati aderenti all’Unione europea l’adozione di ordinamenti e curricoli scolastici conformi a uno stesso modello. Al contrario, la diversità di obiettivi specifici, di contenuti e di metodi di insegnamento, così come le differenze storiche e culturali di ogni paese, pur orientati verso le stesse competenze generali, favoriscono l’espressione di una pluralità di modi di sviluppare e realizzare tali competenze. Tale processo non si esaurisce al termine del primo ciclo di istruzione, ma prosegue con l’estensione dell’obbligo di istruzione nel ciclo secondario e oltre, in una prospettiva di educazione permanente, per tutto l’arco della vita. Nell’ambito del costante processo di elaborazione e verifica dei propri obiettivi e nell’attento confronto con gli altri sistemi scolastici europei, le Indicazioni Nazionali intendono promuovere e consolidare le competenze culturali basilari e irrinunciabili tese a sviluppare progressivamente, nel corso della vita, le competenze-chiave europee."

     Nel testo delle Nuove Indicazioni si giunge quindi a determinare il Profilo delle competenze dello studente al termine del primo ciclo che è fondatop sulle  otto competenze chiave europee declinate all’interno del curriculum di studi della scuola italiana.

    Tale  Profilo, diviene dunque un obiettivo imprescindibile nella creazione di obiettivi e traguardi di insegnamento-apprendimento.

Le tappe  e i traguardi per lo sviluppo delle competenze

     Il  profilo viene poi puntualizzato in tappe e  in traguardi per lo sviluppo delle competenze (disciplinari), da conseguire al termine della scuola d’infanzia, della scuola primaria, del terzo anno della scuola secondaria di primo grado: "i traguardi rappresentano dei riferimenti ineludibili per gli insegnanti, indicano piste culturali e didattiche da percorrere e aiutano a finalizzare l’azione educativa allo sviluppo integrale dell’allievo. Nella scuola del primo ciclo i traguardi costituiscono criteri per la valutazione delle competenze attese e, nella loro scansione temporale, sono prescrittivi, impegnando così le istituzioni scolastiche affinché ogni alunno possa conseguirli, a garanzia dell’unità del sistema nazionale e della qualità del servizio."




mercoledì 14 agosto 2013

NON SGRIDARMI ! NON SO PREGARE...Il ritorno a Maria Regina dei più piccoli e dei più poveri delle nostre scuole

    Speciale e stupenda  la festa di Maria Santissima Assunta in cielo, cui ci vogliamo rivolgere ancora una volta attraverso gli occhi e il cuore dei più piccoli e dei più poveri delle nostre scuole cattoliche.
   E piccoli e poveri siamo tutti, nessuno escluso, nel momento in cui pensiamo di risolvere tutti i problemi confidando esclusivamente nell'uomo, senza ricorrere lontanamente a quel porto sicuro che è la Madre Santa.
   A Lei stasera ci rivolgiamo con le struggenti  parole di Herman Hesse e di un anonimo, illustrate dai link dei canti mariani più belli:


Non sgridarmi! Non so pregare,
voglio solo, passando innanzi,
salire i tuoi gradini
e vedere i tuoi occhi.

C'e un puro splendore
sulla tua fronte, che mi colma di gioia:
l'ho così spesso adornata di corone
nel tempo della mia fanciullezza.

Senza ornamento e splendore di perle
lasciami deporre sui gradini,
muto implorando la tua 

benedizione,
l'appassita corona della mia giovinezza.

Lotte, strade, ferite innumeri,
non gustate aspre vittorie
di guerre combattute senza gloria
trovano stanche ora la meta.

             (Canti a Maria, di Herman Hesse)

_____ 
Ritorno stanco a te, Maria
nell'ora in cui i tuoi occhi
cominciano a guardare
dall'Alto
questa terra che hai amato
da figlia e  sposa,
poi mamma gioiosa e addolorata,
e con Amore più grande
continui a inondarla 
del Tuo sguardo
e della Tua  premura...
                                                                (Anonimo)


Buona festa di Maria Santissima Assunta a tutti!

giovedì 8 agosto 2013

SOFFERMANDOCI ANCORA SUL REALE IDENTIKIT DELLA SCUOLA CATTOLICA...





      E' necessario più che mai tornare a riflettere e a intendersi sull'identità e sulla funzione della Scuola Cattolica pur nella convinzione (ci si augura pienamente condivisa da tutti) che essa è il  luogo ideale per l’intreccio di alleanze educative, in cui riconciliare famiglie e nuove generazioni aperte alla fede cristiana, nella determinazione fondata e coraggiosa di poter vivere una vita buona anche in questo mondo e in questo tempo, purchè essa soddisfi  almeno  tre  condizioni:

  • qualità della  proposta umana ed educativa  nella logica di una scuola pubblica in grado di competere con tutte le altre proposte educative, sempre più idonea a richiamare l’attenzione di mondi sociali e culturali ben oltre i confini confessionali;
  • struttura di  comunità  educante, rappresentata dalle figure degli adulti che vi operano, a cominciare dai docenti a finire coi genitori, consapevoli di giocare un ruolo di modello e non solo di svolgere una funzione;
  • capacità di promuovere una cultura della libertà educativa che non sia rivendicazione di parte, ma difesa e promozione della persona a partire dalla tutela e dalla promozione della coscienza e della sua responsabilità nel dare pubblica attestazione della propria responsabilità non solo privata, ma personale e pubblica.

      Ecco quanto scrive in proposito la Conferenza Episcopale Italiana, con riferimento alla situazione attuale della scuola cattolica in Italia:


      “La Chiesa è mandata ad annunciare e ad incarnare la Lieta Notizia che porta a compimento la piena dignità e la libertà dell'uomo. Per questo, essa è da sempre attenta e sollecita verso quelle esperienze ed istituzioni, nelle quali come accade nella scuola - prende forma l'umanità del domani e si delinea l'immagine di ciò che sarà il mondo futuro. Questo interessamento è più che mai motivato nel nostro tempo. Oggi, infatti, è largamente diffusa la percezione che la possibilità di riprendere in mano il corso degli avvenimenti, per dare ad essi un senso più giusto e fraterno, dipende dalla formazione di uomini dotati di responsabilità e di autonomia.

      I cristiani perciò sono seriamente impegnati a garantire nella scuola una presenza vivace ed incisiva, che sia rispettosa della natura e delle diversità dell'ambiente in cui gli uomini vivono. La partecipazione diventa un appello e un modo di essere ai quali non ci si può sottrarre. Tocca infatti ai cristiani nella scuola, e quindi soprattutto ai laici, dare vita ad una cultura e ad un'azione educativa che promuovano la liberazione integrale della persona e suscitino dialogo e comunione interpersonale. E così pure è compito delle Chiese locali attuare una pastorale organica, per mezzo della quale sia sostenuta, coordinata e verificata l'azione che i cristiani - personalmente o nelle varie forme associative - svolgono all'interno delle istituzioni scolastiche.In questo modo la scuola italiana potrà riconoscere nel Vangelo un impulso vitale e costruttivo, per superare positivamente la crisi che ormai da tempo la travaglia - come riflesso della più vasta crisi morale e sociale - e per condurre a fioritura i germi della speranza che è pure possibile intravedere.

      Non si può infatti non nutrire fiducia e speranza guardando ad una realtà umana al centro della quale sono i bambini e i giovani: nelle loro attese il futuro è già presente. In questo contesto, che riguarda tutta la scuola italiana (statale e non), si colloca l'invito alla Chiesa italiana a prendere seriamente in considerazione il problema della Scuola Cattolica. Tale invito ha origine dalla chiara convinzione della permanente validità della Scuola Cattolica e delle ragioni che la sostengono, le quali si rivelano particolarmente significative nell'attuale momento storico vissuto dalla Chiesa e dalla società civile, di cui la Chiesa condivide ansie e speranze.

        La situazione attuale della scuola appare infatti caratterizzata - più che in altri momenti storici - da una complessità di tensioni verso prospettive pedagogiche, culturali e sociali rispondenti ad esigenze molto diverse e perfino contrastanti. È necessario rendersi conto che questa situazione ha radici lontane nel tempo, così come è necessario prendere atto che nessun serio rinnovamento della scuola sarà possibile senza porre alla base sicuri riferimenti a progetti riguardanti l'uomo, la libertà, la responsabilità, il senso della storia, della cultura e della società.
Si riflette oggi sulla scuola, in modi più o meno evidenti, quella crisi culturale che nasce dal "conflitto di umanesimi" caratteristico del nostro tempo e delle società moderne. I cattolici, d'altra parte, sanno che le culture non sono indifferenti per la fede cristiana. Essi hanno una originale concezione dell'uomo, della sua natura, del suo destino, della persona e della società, che è insieme frutto di ragione e dono di rivelazione. Tale concezione costituisce il punto sicuro di riferimento della propria identità e li orienta nell'opera di revisione delle possibili ambiguità o dei disvalori provenienti dai diversi umanesimi.

       In questo senso la Scuola Cattolica non ha soltanto da adempiere ad un compito educativo e didattico nei confronti dei propri alunni, ma è chiamata ad assolvere anche ad un compito di presenza attiva della "cultura cattolica" nel nostro tempo, per un confronto critico e costruttivo in vista della formazione integrale della persona umana e del bene comune della società. È anche a partire da questa realtà che si rivela feconda e significativa la presenza di strutture - quali la Scuola Cattolica - che sono esperienze di comunione e di collaborazione, nella diversità dei doni e dei servizi, e hanno la funzione di allargare spazi culturali ed educativi finalizzati ad una integrale promozione umana, in un contesto di libertà e di pluralismo. Specialmente in un tempo di crisi e di incertezza, non è utile a nessuno mettere a tacere voci e presenze dalle quali può venire un aiuto e un'indicazione per il cammino da fare.

      Con questo documento si intende anche
manifestare apprezzamento e solidarietà a tutti coloro, uomini e donne, consacrati e laici, che nella scuola, e in particolare nella Scuola Cattolica, offrono quotidianamente il loro servizio, tra difficoltà sempre crescenti e spesso anche senza vedere adeguatamente riconosciuta la loro fatica. I Vescovi sono pienamente consapevoli dei problemi assillanti che vengono posti oggi alle Scuole Cattoliche, soprattutto sul piano organizzativo, normativo ed economico, fino al punto da suggerire non di rado l'ipotesi di abbandonare il campo e di assumere altri servizi.
Essi si augurano, quindi, che questo documento sia, per tutte le Scuole Cattoliche e per tutte le Chiese che sono in Italia, un motivo per sostenerne l'impegno e per suscitare solidarietà e nuova fiducia.”

giovedì 1 agosto 2013

Dal TFA (Tirocinio Formativo Attivo) al PAS (Percorso abilitante speciale): una nuova chanche per i docenti non ancora abilitati.

           Il 30 luglio scorso    la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il Dm n. 58 del 25 luglio 2013  (cliccare sopra il n. del Dm per aprirlo e per consultarlo integralmente):diventa  così realmente ufficiale la trasformazione del Tfa speciale in Pas, percorsi abilitanti speciali. Dunque, teoricamente, già da oggi è possibile iscriversi in via telematica, ricordiamo che è l’unico modo possibile, presso la piattaforma del Miur. Vediamo nello specifico quali sono i parametri per poter prendere parte a questa nuova chance di abilitazione all’insegnamento e di inserimento definitivo nella scuola.

  Possono accedere alTFA speciale i docenti senza la specifica abilitazione (cioè per la classe di concorso o posto di insegnamento richiesto) che abbiano prestato, a decorrere dall’a.s. 1999/2000 fino all’a.s. 2011/2012 incluso, almeno tre anni di servizio, con il possesso del prescritto titolo di studio, in scuole statali, paritarie ovvero nei centri di formazione professionale limitatamente ai corsi accreditati dalle Regioni per garantire l’assolvimento dell’obbligo scolastico a decorrere dall’a.s. 2008/2009.
   
              Bisogna ricordare però che nelle more della revisione dei requisiti di accesso relativi al servizio, gli aspiranti potranno dichiarare anche i servizi relativi all’anno scolastico 2012/13, ad eccezione dei docenti in servizio con rapporto di lavoro a tempo indeterminato in qualsiasi ordine e grado di scuola statale (per i quali rimane la possibilità di conseguire l’abilitazione o l’idoneità con il TFA ordinario). E’ altresì possibile partecipare ad uno solo dei corsi speciali previsti dall’art. 15 comma 1bis del D.M. n. 249/2010 (i docenti in possesso dei requisiti per più classi di concorso dovranno sceglierne solo una). Sarà possibile conseguire altre abilitazione con il TFA ordinario.
                  I titoli di studio di cui è necessario essere in possesso per accedere ai percorsi formativi speciali sono i seguenti; scuola dell’Infanzia, diploma di scuola magistrale o di istituto magistrale o di titolo di studio sperimentale dichiarato equivalente, conseguiti entro l’a.s. 2001/2002. In particolare, il titolo sperimentale, per essere valido titolo di accesso, deve essere riconducibile al Diploma di Maturità Magistrale con apposita dicitura sul Diploma stesso o, in assenza di tale dicitura, l’equivalenza a diploma magistrale deve risultare dal decreto autorizzativo della sperimentazione per l’Istituto ove il titolo è stato conseguito.
Scuola Primaria, diploma di istituto magistrale o di titolo di studio sperimentale dichiarato equivalente, conseguiti entro l’a.s. 2001/2002. In particolare, il titolo sperimentale, per essere valido, deve essere riconducibile al Diploma di Maturità Magistrale con apposita dicitura contenuta nel Diploma stesso o, in assenza di tale dicitura, l’equivalenza a diploma magistrale deve risultare dal decreto autorizzativo della sperimentazione per l’Istituto ove il titolo è stato conseguito.
Scuola Secondaria, titoli di studio previsti dal D.M. 30 gennaio 1998 n. 39 ) Tabelle A, C e D), dal D.M. 9 febbraio 2005 n. 22 e dal D.M. 6 agosto del 1999 n. 201. Va ricordato che la frequenza ai percorsi abilitanti non è compatibile con la frequenza di corsi universitari che si concludano con il rilascio di titoli accademici, ivi compresi i percorsi di cui al D.M. 249/2010.
La domanda di partecipazione ai percorsi formativi speciali, a pena di esclusione, deve essere inoltrata per una sola Regione, a scelta dell’aspirante, e per una sola tipologia di posto o classe di concorso di cui alle tabelle A, C e D del D.M. 39/1998 e del D.M. 6 agosto del 1999 n. 201 (classe di concorso A077). L’istanza deve essere trasmessa all’Ufficio Scolastico Regionale della regione prescelta e l’interessato dovrà dichiarare espressamente di essere disposto a garantire sia l’espletamento del servizio che la frequenza dei corsi. La procedura di iscrizione avviene esclusivamente on line.
                Gli Uffici Scolastici Regionali sono deputati alla verifica del possesso dei requisiti per accedere ai corsi speciali e compilano l’elenco degli ammessi da pubblicare sul sito Internet e da trasmettere agli Atenei e alle Istituzioni A.F.A.M. per i successivi adempimenti di competenza.
               Oltre al difetto dei requisiti, costa l’esclusione la domanda prodotta fuori termine e in modalità diversa da quella telematica.  Successivamente, i Direttori Regionali, d’intesa con gli Atenei e le Istituzioni A.F.A.M. provvedono ad assegnare i candidati alle varie sedi individuate nei rispettivi territori per l’attivazione dei corsi.
             E’ valutabile il servizio prestato nell’
anno scolastico,ossia quello corrispondente ad un periodo di almeno 180 giorni ovvero quello valutabile come anno di servizio intero, ai sensi dell’art. 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999 n. 124. Il suddetto requisito si raggiunge anche cumulando i servizi prestati, nello stesso anno e per la stessa classe di concorso , nelle scuole statali, paritarie e centri di formazione professionale. A tal fine, è valutabile anche il servizio prestato in diverse classi di concorso , purché almeno un anno scolastico di servizio sia stato svolto nella classe di concorso per la quale si intende partecipare.
                 Per gli insegnanti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria, gli anni di servizio prestati nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, sia su posti normali che su posti di sostegno, si possono cumulare, purché per ciascun anno scolastico il servizio sia stato prestato interamente sulla stessa tipologia di posto. E’ valido anche il servizio prestato su posto di Sostegno, purché riconducibile alla classe di concorso o alla tipologia di posto richiesta.
                   I corsi si svolgeranno secondo il calendario che sarà fissato dai competenti Atenei e Istituzioni A.F.A.M., nelle sedi che saranno individuate sulla base di un’apposita intesa tra il Rettore dell’Ateneo o il Direttore dell’Istituzione interessata e il Direttore del competente Ufficio Scolastico Regionale. In linea di massima, le lezioni si terranno nelle ore pomeridiane e/o nell’intera giornata del sabato, fatta salva diversa articolazione fissata dagli atenei e dalle istituzioni A.F.A.M., in relazione a specifiche esigenze dei corsisti ed all’organizzazione di fasi intensive, da concentrare nei periodi di sospensione delle attività didattiche delle istituzioni scolastiche.
               Per garantire al massimo la frequenza dei docenti interessati, è possibile l’organizzazione dei corsi a livello provinciale, regionale ed, in ultima analisi, interregionale, attraverso specifiche intese tra Direttori Regionali e le strutture didattiche universitarie e A.F.A.M. interessate.
            Il contingente dei posti e il numero massimo dei candidati da ammettere ai corsi è determinato da ciascun Ateneo o Istituzione A.F.A.M., di intesa con il Direttore Regionale, tenuto conto della disponibilità di strutture idonee, di personale docente e non docente e delle dotazioni didattico-strumentali. L’ordine di priorità per la frequenza dei corsi sarà definito con successivo provvedimento. La frequenza dei corsi è obbligatoria. E’ consentito un massimo di assenze nella percentuale del 20%. Non è previsto alcun tipo di esonero dal servizio, fatta salva la fruizione dei permessi per il diritto allo studio.
                  I docenti della scuola primaria, al fine di conseguire l’abilitazione, devono essere in possesso della certificazione B2 di lingua Inglese prevista dal QCER, ai sensi dell’art. 3 comma 4 lett. a) del D.M. 249/2010 e della certificazione della formazione metodologica di cui alla Legge 53/2003. Sarà cura degli Atenei attivare specifici percorsi di formazione metodologica rivolti agli aspiranti che siano sprovvisti della suddetta certificazione metodologica.

lunedì 29 luglio 2013

EDUCARE, ISTRUIRE , FORMARE... E' UNA PAROLA...!

    La mancata condivisione ampia dei valori attribuiti a termini come questi crea non di rado, nel dibattito pedagogico, molta confusione.
    Stavolta, aiutandoci con la bella sintesi che ne ha fatto di recente Benedetto Vertecchi, vorremmo entrare nel profondo di queste tre azioni sinergiche affidate " anche " alla Scuola.

    Può sembrare una stravaganza che, coi tempi che corrono e con tutti i problemi che quotidianamente occorre affrontare, ci si preoccupi di questioni lessicali e ci si riprometta, com’è implicito nel titolo di questo intervento, di puntualizzare il significato di parole che tutti siamo soliti utilizzare, come educazione, istruzione e formazione. Eppure, se si ha la pazienza di seguire gli argomenti che mi appresto a esporre, si può giungere ad una conclusione diversa, e cioè che un po’ di chiarezza potrebbe giovare a porre il confronto su un terreno di maggiore correttezza e, soprattutto, potrebbe accrescere la consapevolezza relativa alle trasformazioni in atto nel sistema educativo italiano e in quelli dei paesi con i quali è più frequente l’abitudine a stabilire confronti.
    Anche se provvisoriamente, possiamo riconoscere a due delle tre parole che stiamo per prendere in considerazione (educazione e istruzione) i significati con i quali sono state usate nella tradizione culturale italiana ed europea. In tale tradizione, i significati delle due parole sono collegati da un rapporto di inclusione, perché l’istruzione è parte dell’educazione. Più specificamente, l’istruzione è una manifestazione esplicita dell’educazione, che ha l’intento di trasferire repertori culturali. Il messaggio di istruzione procede da chi possiede gli elementi da trasferire a chi non li
possiede, senza particolari vincoli derivanti dall’età dei soggetti che partecipano al processo. Ciò è particolarmente evidente nel caso dell’istruzione che interessi un pubblico adulto: chi formula il messaggio di istruzione può essere più anziano di chi lo riceve (situazione questa improbabile se i destinatari, com’è nella scuola, sono bambini e ragazzi). Ovviamente, il significato di educazione è più ampio, investendo aspetti dell’adattamento alla vita che non comportano apprendimenti formalizzati. Spesso tali aspetti sono acquisiti in modi impliciti, per imitazione, e riguardano stili di comportamento, valori, pratiche dell’esistenza quotidiana. In Italia il contrasto politico tra laici e cattolici che aveva cominciato a manifestarsi nell’età del Risorgimento ha prodotto una contrapposizione artificiosa, che si è conservata fino a qualche decennio fa: i cattolici hanno preferito parlare di educazione, perché si poteva comprendere nel significato della parola il trasferimento di principi morali, mentre i laici hanno posto maggior enfasi sull’istruzione, perché hanno visto nel trasferimento di repertori culturali una condizione di progresso individuale e sociale.
    La fortuna della terza parola, formazione, è abbastanza recente. Negli anni sessanta, sull’onda della incipiente collaborazione tra cattolici (democristiani) e laici (socialisti) sembrò opportuno smussare le differenze tra i rispettivi orientamenti ideali anche dal punto di vista linguistico. La parola formazione era molto meno usata di quanto non sia avvenuto successivamente: indicava, com’è evidente considerandone l’etimologia, il prender forma (per esempio, nel processo di sviluppo) o il dar forma (in questo caso, si trattava di conferire a qualcuno caratteristiche che precedentemente non aveva: è il caso della formazione professionale, come ha posto opportunamente in evidenza Max Weber in Die protestantische Ethik und der Geiste des Kapitalismus). Nella cultura italiana era frequente l’uso di formazione con il significato di prender forma, mentre lo era molto di meno in quello di dar forma. La stessa formazione professionale era indicata con la parola addestramento, peraltro corrispondente all’inglese training: è interessante osservare che in questo caso i cultori della lingua imperiale abbiano preferito seguire una via diversa. Molti ritennero che l’eccesso d’ideologia che si riconosceva nell’uso di educazione e istruzione potesse essere eliminato ricorrendo ad una parola non compromessa nelle polemiche fra cattolici e laici, come formazione. È accaduto il contrario: non solo formazione ha mostrato di essere quello che era (una parola satura di connotazioni ideologiche), ma ha finito col costituire una sorta di cavallo di Troia per trasportare nel campo dell’educazione modelli, formule organizzative, pratiche funzionali ad altre logiche e coerenti con altri scopi.
  
   In particolare, l’enfasi sulla formazione si è accompagnata all’affermazione di una categoria di utilità che forse è appropriata per l’acquisizione di competenze professionali, ma che è difficile affermare lo sia per l’educazione. Basterà un esempio per chiarire il senso di questa affermazione: leggere la Commedia è utile in una prospettiva educativa, ma è del tutto inutile in una formativa, dal momento è del tutto improbabile che ciò che si ricava da tale lettura possa essere utilizzato per fornire prestazioni orientate ad ottenere un beneficio valutabile in termini economici; viceversa, imparare ad usare un computer può essere carico di utilità nel breve termine, ma non produce quell’adattamento stabile del profilo culturale di un soggetto che siamo abituati a collegare all’educazione. Del resto, nessuno parla di formazione poetica, mentre ascoltiamo cori assordanti di cantori della formazione tecnologica.
     Oggi i termini del contendere non sono più tra cattolici e laici (educazione versus istruzione), ma tra chi enfatizza per le nuove generazioni l’adattamento a breve termine (formazione) e chi è convinto che si debbano considerare le esigenze che si presenteranno in un lungo, e per di più crescente, periodo di tempo, quello che segue gli anni dell’educazione sequenziale e che comprende la partecipazione alle attività produttive e alla vita sociale, fino all’epilogo che interviene in un’età sempre più tarda (ricordiamo che in un secolo la speranza media di vita è cresciuta di una trentina d’anni).
      Si direbbe che oggi il fattore che distingue le
scelte di politica scolastica sia costituito dalla maggiore o minore attenzione al tempo come criterio per la definizione d’interventi in senso lato educativi (ma di volta in volta orientati soprattutto all’istruzione, se l’intento è l’affermazione della ragione e della creatività di bambini e ragazzi, o alla formazione, se invece si ritiene preferibile, come sembra che molti siano convinti, fornire i giovani di un corredo di competenze utilitarie valide nell’immediato). Non c’è dubbio che le scelte educative centrate sull’istruzione siano le più impegnative, e per certi versi le più impopolari, perché possono cozzare con opinioni radicate nel senso comune senza potersi giovare degli aloni suggestivi richiamati da molte delle proposte della formazione. Sono aloni che impressionano soprattutto gli strati meno favoriti della popolazione, ai quali si suggerisce di approfittare dell’utilità collegata all’acquisizione di capacità utilizzabili nell’immediato.     
      Si trascura di osservare che si tratta, in ogni caso,
di un’utilità transitoria, perché soggetta a ritmi incalzanti di sostituzione delle tecnologie e delle abilità necessarie per servirsene. E si trascura anche di osservare che a questa utilità sembrano del tutto insensibili gli strati favoriti della popolazione, che continuano a preferire per i loro figli un’impostazione degli studi nella quale la maggior attenzione sia rivolta ad apprendimenti che possano essere conservati nel corso della vita e possano costituire la base per processi di adattamento successivo: meglio saper argomentare e esprimere correttamente in forma scritta il proprio pensiero che saper riversare un testo in una memoria digitale tramite un programma di scrittura. Saper esprimere il proprio pensiero è un elemento che connota il profilo di un soggetto per tutto l’arco della vita; usare un programma di scrittura è utile finché non cambi la tecnologia prevalente per la conservazione dei test

venerdì 19 luglio 2013

PERCHE' L'AUTONOMIA DELLE SCUOLE PARITARIE CATTOLICHE?

   Questa Consulta Scuola, Cultura ed Educazione della Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret da almeno un anno sta lavorando alacremente per mettere al passo coi tempi le proprie istituzioni scolastiche  mediante un nuovo regime di autonomia  didattica e gestionale, che nella scuola statale  è ormai "vecchio" di oltre dieci anni, rispettosissimo dei dettami della normativa in vigore per la  vita delle paritarie, ma al contempo capace di aprire una prospettiva concreta di trasparenza e di intraprendenza nuove sia a livello educativo sia a livello amministrativo. 
    Un'impresa importante, complessa, audace che già dal prossimo , ormai imminente, anno scolastico dovrebbe interessare un primo, significativo gruppo di scuole chiamate a una forte ripresa delle linee del carisma educativo delle Suore della Carità, ma anche a un'innovazione organizzativa e didattica che ridia slancio e vitalità alla nostraazione didattica ed educativa
      Il tutto nella linea di quanto fortemente auspicato delle associazioni delle scuole paritarie cattoliche e della formazione professionale (Fidae, Fism, Confapp, Foe Cdo, Agidae, Agesc, Msc) nell'appello recentemente prodotto al M.I.U.R., che rimane per tutti una pietra miliare nel processo , ormai irrinunciabile, di realizzazione dell'autonomia delle scuole paritarie cattoliche e che, ad ogni buon fine, riportiamo qui integralmente per una rilettura consapevole da parte dei nostri lettori.
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"L’autonomia scolastica è lo strumento strategico per inserire il sistema scolastico italiano a pieno titolo nel contesto culturale e formativo europeo.
La scuola dell’autonomia è la scuola della comunità e della società civile. Lo Stato, anche secondo il dettato costituzionale, determina e garantisce i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti sociali e civili all’istruzione e all’educazione su tutto il territorio nazionale. La “gestione” delle istituzioni scolastiche e formative attiene alle competenze regionali, mentre il “governo” della scuola attiene al livello nazionale.
In un sistema di governo fondato sul principio costituzionale della sussidiarietà, lo Stato detta le norme di carattere generale del sistema d’istruzione e attua il controllo e la valutazione dei risultati raggiunti ed interviene in forma sussidiaria nei confronti degli enti territoriali che non sono in grado di assicurare l’erogazione del servizio ed il raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni.
In questo contesto la famiglia, come sancito dalla nostra carta costituzionale e dalle dichiarazioni internazionali dei diritti, deve godere, per il suo primario e inalienabile diritto-dovere educativo, di una piena libertà di scelta tra scuole statali, scuole paritarie, centri di formazione professionale e di una reale corresponsabilità all’interno degli istituti scolastici, cooperando fattivamente alla definizione del “patto educativo tra scuola, studenti, famiglia e comunità locale“. Affinché il diritto di libera scelta educativa della famiglia possa essere reale è necessario tutelare e garantire la libertà e il pluralismo delle istituzioni scolastiche e dei modelli pedagogico-educativi.
Dopo la riforma del 2001 della nostra Carta fondamentale, l’istanza della parità effettiva tra scuole statali e scuole paritarie va letta a partire dall’introduzione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche considerata alla luce del nuovo Titolo V della Costituzione (Legge costituzionale n.3/2001). Considerato in questa nuova cornice, la parità risulta:
• ulteriormente fondata in base ai principi della costituzionalizzazione dell’autonomia scolastica e della sussidiarietà in materia di istruzione e di formazione professionale;
• riferita al riconoscimento del carattere pubblico del servizio reso dalle scuole che costituiscono il sistema nazionale di istruzione;
• ridefinita come equità nell’accesso degli alunni e delle loro famiglie al sistema pubblico di istruzione e di formazione.
E’ necessario che la classe politica nella sua interezza prenda piena consapevolezza degli elementi costituzionali che esplicitano e rendono cogente la piena attuazione della libertà di scelta educativa e il riconoscimento, giuridico ed economico, del carattere pubblico del servizio offerto anche dalle scuole paritarie e dai centri di formazione professionale.Una sinergica correlazione tra le norme generali sull’istruzione e le prestazioni essenziali in materia di istruzione e formazione professionale garantiscono il coordinamento delle scuole (statali e paritarie) verso la realizzazione di fini sociali del sistema formativo. L’indicazione dei livelli essenziali delle prestazioni specifica il livello qualitativo che devono raggiungere l’offerta formativa delle scuole e dei centri di formazione professionale (fondamentali per contrastare l’elevata dispersione scolastica) e gli apprendimenti e le competenze acquisite degli alunni.
Il sistema dell’istruzione e dell’istruzione e formazione professionale (IeFP), indipendentemente dalla
configurazione giuridica degli enti gestori, è pubblico e consente l’accreditamento delle scuole e dei centri che vi fanno parte, in quanto:
• è rivolto a tutti i soggetti titolari del diritto all’istruzione;
• rispetta le norme generali e le prestazioni essenziali;
• è retto dai principi di sussidiarietà, di autonomia e di pluralismo delle istituzioni scolastiche e formative.
In vista delle prossime elezioni politiche ci rivolgiamo a tutte le forze politiche affinché nel corso della prossima legislatura portino a compimento i principi costituzionali dell’autonomia e della parità, per adeguare il nostro sistema di istruzione e di formazione ai parametri europei e alle sfide culturali, sociali ed economiche della complessa contemporaneità.
Le associazioni firmatarie del presente documento chiedono di prendere con decisione l’iniziativa avviando il superamento di ogni discriminazione economica tra alunni del sistema nazionale di istruzione e di formazione e basandosi sul principio costituzionale della sussidiarietà.
Chiedono pertanto che:
• tutte le istituzioni scolastiche e formative del sistema nazionale di istruzione, indipendentemente dalla natura giuridica della gestione, possano essere accessibili a tutti considerando che sono gli stessi alunni, con i genitori, titolari del diritto all’istruzione;
• nell’esercizio di tale diritto costituzionale, sia superata ogni discriminazione economica tra gli alunni di scuole statali e paritarie allo scopo di renderne possibile l’esercizio senza condizionamenti di sorta;
• al personale docente e non docente delle scuole paritarie – conseguentemente alla parità economica – possa essere assicurato un trattamento economico equipollente, a tutela della professionalità.
Circa lo strumento di attuazione propongono un finanziamento diretto alle scuole autonome accreditate del sistema nazionale di istruzione (statali e paritarie) sulla base del “costo standard di gestione delle scuole”, da calcolare attraverso:
• il numero degli alunni iscritti e/o il numero delle sezioni/classi funzionanti;
• i costi fissi di funzionamento delle scuole anche con l’introduzione di opportuni accorgimenti, già operanti in altri Stati, in grado di distinguere tra i vari ordini e gradi di scuole e di tenere conto della situazione di aree particolarmente disagiate.
Chiedono, infine, che sin dai primissimi mesi della nuova legislatura si proceda a:
• semplificare e razionalizzare i passaggi burocratici che rallentano e complicano l’erogazione dei contributi alle scuole paritarie e ai centri di formazione professionale;
• adeguare, finalmente, l’entità dei contributi statali e regionali, che sono a sgravio delle rette scolastiche a carico delle famiglie, a maggior ragione dato il quadro socio-economico odierno di gran parte delle stesse, anche attraverso adeguati interventi e soluzioni di tipo fiscale;
• rendere coerente lo stanziamento nazionale destinato alle attività IeFP alla domanda di formazione che
emerge dalle Regioni.
                         FIDAE, FISM , CONFAP, FOE CDO, AGIDAE, AGeSC, MSC"