giovedì 21 giugno 2012

La "Quota d'istituto" ? Utilizziamola ...., magari anche bene, per ottimizzare i tempi e i piani di studio!

      Il sia pur  frettoloso dibattito in corso sui contenuti delle “Indicazioni Nazionali  per il curricolo del I ciclo” è certamente molto coinvolgente ( solo su questo blog, nato da poco, le due pagine dedicate nei gg. scorsi hanno registrato   fino a questo momento  oltre 900 accessi), ma non può prescindere da un’attenzione maggiore, che, secondo noi, si dovrebbe prestare ai “contenitori” in cui progettare e realizzare  il curricolo: uno fra tutti, forse il più trascurato e prezioso, la possibilità di ottimizzare i tempi didattici mediante un impiego intelligente e attento  della cd. “quota di autonomia” a disposizione dei singoli istituti.

     In  effetti le varie riforme e riforme delle riforme che, specialmente in quest’ultimo quindicennio, si sono inseguite, e spesso sovrapposte,  nei vari gradi e ordini di scuola, hanno tutte comunque  aumentato i margini di autonomia dei singoli istituti, che hanno ora la possibilità di modificare i piani di studio ed i quadri orari per migliorare e rafforzare l'offerta formativa nelle scuole secondarie di II grado e, per analogia o, meglio, per una continuità non effimera di curricolo, anche nelle scuole del primo ciclo. Gli strumenti messi a disposizione (http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/l...) sono sostanzialmente tre:
 
1. quota d'autonomia
2. quota di potenziamento
3. insegnamenti facoltativi.

     Prima di soffermarci sui possibili impieghi della quota di autonomia,  osserviamo brevissimamente i caratteri essenziali della quota di potenziamento e degli insegnamenti aggiuntivi:

La quota di potenziamento
 
    Ogni istituto può richiedere un organico aggiuntivo, per svolgere alcune ore di lezione oltre quelle previste dal monte ore annuo della singola classe. Potranno essere potenziati gli insegnamenti obbligatori già presenti nel quadro orario, incrementandone l'orario, oppure potranno essere inseriti degli insegnamenti aggiuntivi, che, nel caso delle scuole paritarie, non sono soggetti a preventiva autorizzazione   del MIUR in quanto non comportano per quest’ultimo spese aggiuntive di sorta. In ogni caso le ore di potenziamento sono facoltative per la scuola, che può scegliere di attivarle  o meno, ma obbligatorie per gli studenti. Perciò, una volta che la scuola  le ha previste nel curricolo, almeno di anno in anno, la frequenza alle lezioni è obbligatoria.

Gli insegnamenti facoltativi
 
    La scuola può decidere inoltre  di attivare ulteriori insegnamenti a proprie spese o con la parziale, volontaria contribuzione delle famiglie. Questi insegnamenti rimarranno comunque facoltativi per gli studenti, che possono individualmente decidere se aderirvi o meno; ma se decidono di frequentarli dovranno farlo con assiduità, perché concorreranno alla valutazione finale.

La quota d'autonomia  

    L’impiego della quota di autonomia  è spesso  gravato  in molte scuole da grande confusione e non pochi equivoci: uno fra tutti, forse il più dannoso, quello di considerare la sottrazione della quota in parola alle “ore di lezione” alla stregua di una impropria quanto improponibile “riduzione” sic et simpliciter dell’ora di lezione.
     Ma andiamo con ordine:

  Gli spazi di autonomia, didattica, organizzativa, di ricerca, di sperimentazione esviluppo, delegati direttamente alle scuole dal DPR 275/99 e dalle successive modifiche, non sono stati modificati dai decreti di riordino del secondo ciclo. Ogni istituto può, mantenendo inalterato il monte   ore annuale complessivo, modificare il quadro orario spostando alcune ore da una disciplina ad un'altra. Non è possibile, però, modificare il quadro orario a proprio piacimento. E' necessario seguire alcune regole fondamentali:
- la quota complessiva dell’autonomia non può superare la soglia del 20%;
- questa è quantificabile sia all’interno del monte ore assegnato annualmente a ciascuna disciplina di insegnamento che sull’intero quadro orario annuale del piano di studi.

    Mentre le scuole paritarie, dopo che i collegi docenti avranno deliberato l'utilizzo della quota d'autonomia, potranno procedere autonomamente e senza vincoli, le scuole statali dovranno avanzare la loro proposta all'USP (ora UST), che verificherà  soltanto il rispetto dell'ultimo vincolo.
    Ricordiamo che l'utilizzo della quota d'autonomia modifica in modo strutturale l'organico richiesto dalla scuola, dalla classe prima alla classe terminale ; quindi è opportuno utilizzarla all'interno di una proposta che prenda in considerazione il percorso formativo dell'intero ciclo di studi, ragionando sul curricolo globale. Suggeriamo inoltre di non modificare troppo spesso questa quota d'autonomia, ma di mantenerla inalterata per almeno un triennio, in modo da non generare confusione nelle famiglie e nei futuri iscritti.

Un esempio pratico  di utilizzo della quota  di autonomia

      Nel caso, ad esempio, del piano di studi strutturato su 957 ore annuali, calcolando unità orarie di 50 minuti invece che di 60, si ottengono 1148 unità orarie: 957 x 60 = 57420 minuti a 57420: 50’ = 1.148 unità orarie, equivalenti a 191 unità orarie annuali aggiuntive.
       Queste si aggiungono alle 957 del piano di studi obbligatorio (957 + 191= 1148 unità orarie) che equivalgono a loro volta a  circa 35 ore settimanali di 50 minuti per ciascuna delle 33 settimane, a fronte delle 29 originarie, con un  residuo di frazioni orarie utilizzabili per le visite guidate ed i viaggi di istruzione, per le attività di recupero  ed altro ancora.
        In tal modo la quota di autonomia utilizzata equivale a circa il 16%.
Un maggior  o minore numero di ore può essere reperito riducendo ulteriormente o di meno  la durata dell’unità oraria, variando così la quota autonoma ed aumentando il numero delle unità orarie, che si sommano a quelle obbligatorie; tali scelte possono determinare una durata differenziata del piano di studi giornaliero e settimanale, come d’altronde già avviene.
        Il calcolo può essere riferito , ad esempio, al  monte ore di una singola disciplina insegnata per 99 ore annuali per cui si ottiene: 99 x 60 = 5.940 da dividere per 50 (durata dell’unità oraria) che determina un accrescimento di 18 unità orarie, (5.940 : 50 = 118) in più rispetto a quelle del piano di studi nazionale di cui il docente o il consiglio di classe o il collegio dei docenti  possono  liberamente disporre in termini di potenziamento nel quadro degli obiettivi formativi previsti nel Pof e di quelli fissati dagli ordinamenti.
 
Gli effetti sulle componenti scolastiche

         Per gli studenti queste sono differenziabili, in termini di qualificazione dell’offerta, all’interno del monte ore assegnato come livello essenziale di prestazione.
      Per il consiglio di classe ciò si traduce nella possibilità di ampliare l’orario settimanale di lezione( nell’esempio di un monte  di 29 h settimanali) da 29 a 35 unità orarie di 50 minuti ciascuna, con delle frazioni residue da impiegare poi per recuperi o viaggi d’istruzione.
         Per gli insegnati si traduce in un programmazione didattica su 21 unità orarie settimanali di 50’ invece che 18 solari (con un residuo settimanale di 30’ da impiegare, cumulandolo in ambito annuale, per  un corrispondente n. di x  di ore di supplenza di docenti assenti), con effetti benefici  sulla ricaduta didattica ( la soglia di attenzione di una classe è ottimale solo per i primi 45’ di lezione) e in considerazione della competenza assegnata al collegio dei docenti di deliberare la distribuzione del nuovo monte ore secondo la vocazione formativa caratterizzante la scuola, la risposta ad opzioni formative espresse dalle famiglie e dagli studenti e di programmare le attività di recupero e potenziamento, finanche le sostituzioni dei colleghi assentii secondo valutazione attenta e dettagliata  dei carichi individuali  di lavoro dei docenti stessi e delle esigenze formative generali della scuola.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci voleva proprio quest'analisi. E'da qualche anno che propongo la riduzione delle ore e il conseguente aumento di esse per svolgere nuove attività nelle mie classi, ma al mio collegio dei docenti viene detto da qualcuno che non si possono ridurre le ore. E allora tutti zitti.

Anonimo ha detto...

Nella scuola primaria in cui lavoro io abbiamo applicato piu o meno questo metodo e ci troviamo benissimo perchè abbiamo potuto aggiungere al curricolo delle attività nuove.

Anonimo ha detto...

Abbiamo sperimentato che la costruzione del curricolo se vuole essere efficace deve impiegare bene e sfruttare al massimo TUTTO il tempo scuola.

Anonimo ha detto...

Se ho ben capito, non si tratta di riduzioni delle ore ma di impieghi diversi di alcune frazioni delle ore delle lezioni.
può essere interessante.

Anonimo ha detto...

Si, si tratta di utilizzare la quota d'istituto in attività di approfondimento o di completamento.
Un modo intelligente per migliorare l'offerta formativa senza appesantire le spese.