venerdì 5 luglio 2013

NASCE A REGGIO CALABRIA UN CENTRO STUDI, DOCUMENTAZIONE E RICERCA SULLA " PEDAGOGIA DELLA LIBERAZIONE"


    La pedagogia della Liberazione, ispirata al pensiero ed alle prassi Di Paulo Freire, Enrique Dussel, Augusto Boal, Don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Augusto Capitini, Ivan Illich, trova nel carisma e nello stile educativo creato da Jeanne Antide Thouret aspetti non solo aspetti concreti di concordanza, ma una fonte assolutamente ricca e pura di valenze formative, educative e metodologiche che vale senz'altro la pena approfondire e a cui attingere per rivitalizzare  tanti contesti scolastici, statali e paritari, inariditi anche da uno stratificarsi acritico di conformismi pedagogici e didattici privi di  coerenza e soprattutto di entusiasmo.

   Proprio in uno degli istituti della Congregazione, il " San Vincenzo de' Paoli" di Reggio Calabria, istituto omnicomprensivo, fortemente connotato per la sua dimensione storica e la sua funzione formativa nel sud della Penisola e oggi proiettato anche verso una dimensione più "mediterranea" della scuola, intesa anche come luogo di integrazione, crescita e  formazione di etnie diverse, nasce il CENTRO STUDI, DOCUMENTAZIONE E RICERCA SULLA  PEDAGOGIA DELLA LIBERAZIONE, della cui vita  questo blog, insieme con altri media, potrà  diventare voce .

    Ma perchè "Pedagogia della Liberazione" ?

  L'educazione è "liberatrice", secondo Paulo Freire
in quanto nessuno educa nessuno - nessuno educa se stesso - gli uomini si educano tra loro, con la mediazione del mondo, in comunione. Essa lega la persona al mondo, si afferma e si fonda nella realtà che cambia continuamente, s’innesta verso la vocazione ontologica dell’uomo ad essere più stimolando la creati¬vità umana. Parte dalla necessità di superare la contraddizione educatore-educando (una situazione gnoseologica in cui l’atto di conoscenza è mediato dal mondo), poiché considera l'uomo come un essere che sceglie, il cui momento di decisione si trova nelle sue relazioni col mondo e con gli altri. Infine dà esistenza all'essenza fenomenica
dell'educazione che è la sua dialogicità.   L'educazione diventa allora dialogo, il quale fa parte della stessa natura umana; gli esseri umani “si costruiscono” attraverso il dialogo poiché sono fondamentalmente comunicativi. E questo è il momento in cui gli uomini s’incontrano per superare la contraddizione dialettica educatore/educando. 
    Il DIALOGO è una relazione orizzontale di simpatia, un’intercomunicazione alla cui base vi è amore,
speranza, fiducia reciproca, umiltà, che genera un atteggiamento critico profondo che permette di comunicare. Il dialogo è la forma più genuina di comunicazione, in quanto favorisce l’espressione altrui. Paulo Freire in ultima analisi ritiene che l’educazione sia soprattutto relazione e la identifica con il dialogo.
     Dalla letteratura in materia educativa emerge che l’intervento professionale mira a promuovere il pieno sviluppo delle potenzialità di crescita personale e di partecipazione sociale dell’educando. Per il raggiungimento di tali obiettivi l'educatore è chiamato ad agire sulla relazione interpersonale, sul sistema
familiare, sul contesto ambientale e sull'organizzazione dei servizi, quindi sul contesto generale di vita dell’educando. La crescita personale riguarda sia l'educando che l'educatore perché la relazione educativa è un processo che accomuna sempre le due soggettività interagenti in quanto il lavoro sulla quotidianità richiede la costruzione di significati che coinvolge necessariamente entrambi. Il dialogo non è altro che Il colloquio di aiuto in cui l'educatore lavora in una logica di progettazione di interventi educativi o rieducativi che si realizzano nella relazione diadica.
  All’educazione liberatrice, Freire, contrappone un"educazione bancaria"che consta di un processo educativo che è atto permanente di depositare contenuti, in cui la conoscenza consiste in un atto passivo di ricevere, L'educando è come un contenitore vuoto. Nega all’uomo la sua vocazione ontologica ad essere più, come essere della ricerca permanente, come essere della prassi, quindi nega le relazioni uomo-mondo, la creatività dell’uomo. E’ Caratterizzata
dall’antidialogo, una relazione verticale in cui il rapporto di simpatia è spezzato e non può, per la sua stessa natura, consentire una vera comunicazione, fa delle comunicazioni. Un’educazione che non sia fatta di dialogo, uccide il potere creatore non solo di colui che si educa, ma anche dell’educatore, perché quest’ultimo si trasforma in un uomo che impone delle formule e delle comunicazioni, passivamente accolte dagli educandi: essi ricevono le informazioni che vengono conservate così come sono, non vengono integrate e generalizzate.


      In queste annotazioni ci sembra di rileggere tante delle linee del   carisma educativo delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret...!

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