martedì 10 luglio 2012

MA QUANDO FINIRA’ L”EMERGENZA EDUCATIVA” PER LA GENERAZIONE DI FACEBOOK ?



        L’elevatissimo numero di accessi che hanno registrato le pagine che abbiamo dedicato su questo piccolo blog alla bozza di Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione (2133 fino al momento in cui stiamo postando questo nuovo thread) ci confermano quanto sia sentita nelle nostre scuole, e non solo, quella che, con espressione forse ormai abusata, in tempi di crisi come i nostri,  viene definita “Emergenza educativa”.
       In effetti l’espressione  è pleonastica, se non impropria: il problema educativo, almeno da Socrate in poi, ha costituito e costituisce sempre un’urgenza prioritaria per una società costituita, dunque un’emergenza.
       Di ricette  per il superamento di questa situazione ne leggiamo a non finire sui media e da qualche tempo la Chiesa stessa ritiene di dover dedicare alla vexata quaestio non poche attenzioni. L’ ultima, di pochissimi giorni fa, è venuta per bocca del cardinale Mauro  Piacenza, che, parlando al Pontificio Collegio Internazionale Maria Mater Ecclesiae, così si è espresso:
      “… la missione educativa della Chiesa deve continuamente essere rinvigorita, rafforzata e rilanciata da questa autentica passione per l’uomo..dall’ incontro tra l’umanità, come domanda, e l’Avvenimento di Cristo, come risposta… la possibilità di ogni formazione autentica... L’Avvenimento dell’incontro con Cristo è il primo fattore educativo  proprio perché educa a stare in quella posizione di grato stupore, tipica del senso religioso, che costituisce l’essenza dell’uomo di fronte a Dio…”
      In questa chiarissima e coraggiosa sintesi ci piace rinvenire proprio l’essenza dello stile educativo  perseguito nelle scuole sorte nel nome di Sainte Jeanne Antide Thouret, nelle quali obiettivo comune  non può non essere la crescita del senso di responsabilità dei giovani. Ad essi , come osserva  Silvio Minetti,vengono riconosciute oggi enormi libertà. Si tratta però di una evoluzione che anticipa le tappe della crescita. In altri termini la crescita non corrisponde a maturazione e responsabilità. Aumentano le aspettative nei loro confronti e diminuiscono le opportunità di inserimento stabile nel mondo del lavoro e nella vita pubblica. Da qui una gigantesca solitudine che deriva da una grande sproporzione tra aspettative e quotidianità. Il risultato finale è l’incomunicabilità in un deserto di relazioni superficiali. Il mondo si è ristretto emotivamente e sullo sfondo appaiono sempre più adulti egoisti e lontani dalle giovani generazioni.
     Di fronte ai molti ragazzi viziati dobbiamo interrogarci sulle enormi facilitazioni esistenziali che non incoraggiano l’autonomia e la crescita dei figli. Dobbiamo comprendere le cause della incomunicabilità emotiva tra le generazioni. Essendo troppo fragile la comunicazione emotiva in famiglia e nella scuola, dobbiamo avviare veri e propri percorsi formativi per apprendere a comunicare. All’amore latino, di tipo egoistico urge sostituire un serio accompagnamento lungo le vie difficili della vita per aiutare una piccola persona a crescere con i suoi tempi.
     Serve una grande iniezione di autorevolezza. Quanto sono patetiche certe figure genitoriali e di alcuni docenti inesperti! Non c’è progetto educativo senza regole e senza l’autorevolezza necessaria a declinarle. Essere adulti implica credibilità, coerenza, buon senso, autorevolezza. Rimane infatti  importante l’educazione fra pari ma determinante è dare l’esempio nel rispetto delle regole da parte degli adulti.
    Contro l’omologazione culturale e degli stili di vita urge  una forte educazione al pensiero critico, alla libertà reale, al sogno, alla curiosità, all’utopia. Troppo appiattimento educativo si può notare con il rischio della sclerotizzazione della personalità dei ragazzi. Dobbiamo farli uscire dalla normalizzazione del gruppo, ascoltarli, entrare in sintonia, simpatia, empatia con loro.
    Ma siamo sicuri di voler uscire, noi adulti, noi genitori, noi "educatori" per primi, dall’omologazione culturale, dalla stereotipia dei comportamenti educativi nella quale siamo forse caduti senza accorgercene?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello articolo.

Anonimo ha detto...

Mi sa che siamo in tanti a riempirci la bocca con l'ermergenza educativa, ma di concreto poi i programmi di istruzione, le indicazioni nazionali lasciano molto a desiderare...

E.M.