domenica 24 marzo 2013

LA PEDAGOGIA DEL SERVIZIO

      Inizia con questo post, tratto dalla relazione da lei tenuta il 22 marzo scorso a RC in un convegno dell' E.S.U. diocesano, la collaborazione di Sr Paola Arosio - SdC intensamente impegnata e formata nell'educativo - al nostro blog. Fin d'ora giungano a Sr Paola la nostra gratitudine e la nostra incondizionata fiducia.
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  Immaginiamo…
    Una città senza vicini di casa rumorosi e litigiosi, dove ogni famiglia ha il proprio appartamento isolato acusticamente e visivamente dagli altri in modo che nessun vicino possa dar fastidio, appartamento costruito in modo da evitare ogni incontro lungo le scale o nei pianerottoli o sulla via…Una città dove le imprese e le organizzazioni sono scomparse e si comunica solo via internet, ciascuno da casa propria… dove i media sono diventati così sofisticati e interattivi da farci sentire tutto il giorno in compagnia di tanti…una città perfetta! Una  città senza conflitti e senza ferite!   Una città senza gioia!
La vita in comune
     Se facciamo riferimento al nostru universo biblico-liturgico, veniamo a sapere che una vita in comune gioiosa è comunque ambivalente: è benedizione e ferita. La fraternità cantata dai salmi (“Come è bello e quanto è soave che i fratelli vivano insieme”) fa riferimento alla figura di Aronne, ma noi sappiamo della rivalità che esplose proprio fra Aronne e Myriam, nei confronti di Mosè.   Le comunità umane hanno cercato vari modi per evitare la ferita associata alla vita in comune, creando dei mediatori che impedissero il “combattimento” corpo a corpo tra “io e tu”:
·         Nel mondo antico e pre- moderno, il rapporto interumano era sempre mediato dall’Assoluto e dalle comunità che  lo rappresentavano nel loro ordine gerarchico;
·         Tramontato il mediatore sacrale, l’uomo moderno ha abbassato lo sguardo, si è guardato attorno, e si è accorto dell’esistenza dell’altro, cercando di risolvere il “corpo a corpo” attraverso la mediazione del contratto;
·         Nell’ipermodernità, quando l’uomo dice “io” pensa al tu con paura:trasformando la relazione contrattuale nel punto di coagulo dell’intera esperienza contemporanea, ci sentiamo  affrancati da una continguità percepita e fatta percepire come pericolosa e siamo esonerati da ogni debito nei confronti dell’altro. Si interrompe cosi il circuito sociale del debito reciproco.
    La logica mercantile ha come conseguenza la povertà antropologica che scontiamo nella nostra esperienza: per il mondo dell’informazione siamo   lettori e spettatori, nel mercato siamo consumatori e lavoratori, di fronte alla politica siamo elettori e contribuenti, per le istituzioni siamo utenti o pazienti… Come invertire la direzione delle forze e innestare un circuito virtuoso?
La  logica del servizio
   Anche qui, se facciamo riferimento al nostro universo biblico-liturgico, ci viene incontro la logica del servizio, incarnata da Gesù, quaando nella notte del tradimento, nel pieno delle tensioni dilanianti vissute dai suoi apostoli (chi lo sta “vendendo”, chi lo tradirà, chi disputa per godere di maggiore considerazione rispetto agli altri cfr. Luca,20), proprio “quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone , di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tormava, si alzò da tavola , depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto (cfr. Gv 13,1-17).

Mettersi a servizio
  • È riconoscere che ESISTERE non è un diritto , ma un DEBITO, che si paga restituendo amicizia, tenerezza,alleanza;
  • È portare noi stessi fino alla possibile pienezza della nostra identità;
  • È prendersi cura, infondere durata e forza alla vita “nascente”;
  • È accogliere gli eventi di incontro, è riconoscere e ospitare la grazia della relazione.
ALCUNI SPUNTI DI PEDAGOGIA DEL SERVIZIO
    1. EDUCARE AL SERVIZIO, servendo e imparando a condividere e ri-elaborare il visssuto;
    1. MOTIVARE AL SERVIZIO, nutrendo l’universo biblico-liturgico e arricchendo l’immaginario simbolico;
    1. PARTECIPARE AL SERVIZIO, facendo parte di un gruppo coordinato da leadres disposti a mettersi in discussione;
    1. ACCOMPAGNARE NEL SERVIZIO, con la progressiva assunzione di responsabilità, in prospettiva vocazionale;
    1. ORIENTARE IL SERVIZIO,uscendo dagli spazi “dedicati”, imparare a servire “con “ gli altri, non “per” gli altri, e a riconoscere ed accogliere la propria “trasformazione”;
    1. RIPENSARE AL SERVIZIO,verificando il proprio radicamento nel bene, la consivisione d’essere e la semplicità delle emozioni.
     Mettersi a servizio non cerca scorciatoie per evitare  le conseguenze del “corpo a corpo”: prende radicalmente sul serio le nostre ferite, le nostre fragilità, i nostri vicoli ciechi, i nostri limiti, ma anche i nostri più profondi desideri di fraternità, di pace, di serena convivenza con il nostro prossimo e con il mondo, aiutandoci a intravedere in tali aspirazioni il segno dell’Origine che ci precede, il volto di quel Donatore che fonda la nostra ricerca di riconciliazione e di pace  nella storia e che è il nostro eterno destino di comunione. Altrimenti, l’esistere diventa un veloce trascorrere nella confusione e nella dispersione, presi da un sentimento di vanità che toglie le energie e fa impallidire passioni, desideri, ideali, progetti e ogni attaccamento alla vita. Perchè noi non viviamo affatto per la sopravvivenza.
    Noi cerchiamo una vita che sia più della vita, nella quale ci sia dato di ricevere, elaborare, orientare, esprimere la libertà e tutte le qualità proprie della nostra umanità, nella quale ci sia dato di imparare ad amare mettendoci a servizio gli uni degli altri – ci ha detto in questi giorni papa Francesco – nella forma della tenerezza, che è simpatia e speranza insieme.

BUON SERVIZIO!

Suor Paola Arosio SdC – Roma

sisterpaola@hotmail.com

3 commenti:

Bruno Demasi ha detto...

L'articolo di Sr Paola mette a fuoco, semplifica e sintetizza in maniera illuminante e chiara tutte le "Linee educative" del carisma delle SdC: un'ulteriore dimostrazione che per educare, formare , orientare non sono necessarie molte parole, ma poche sintesi e...molti fatti.

Anonimo ha detto...

Mi congratulo per l'esaustività e la sintesi dell'articolo. Questo blog non finisce di sorprenderci. Grazie.

Anonimo ha detto...

bellissimo articolo,grazie a sr.Paola ed a voi per averlo condiviso;Gesù che è venuto non per comandare,ma per servire,ci contagi con la sua misericordia ed il suo smisurato amore e ci faccia comprendere che solo nel rapporto relazionale di amore e servizio vicendevole possiamo realizzare in pienezza il nostro essere persona