E' uno stress senz'altro vero, ma decisamente sbagliato e fuori luogo, atteso che ogni docente
"promuove o boccia" lungo l'anno scolastico e non già o non solo al tavolo degli scrutini finali e/o degli esami, conclusi da poco ( o in via di espletamento conclusivo nelle secondarie di II grado), tanto che, ancora una volta, nell'ambito di una provocatoria quanto necessaria PEDAGOGIA DELLA LIBERAZIONE ( di cui sta nascendo un interessante centro studi in una delle nostre scuole), ci sembra assai interessante la riflessione che vi proponiamo.
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La linea di principio cui si impronta tutto il RAPPORTO FAURE, si ritrova sostanzialmente riprodotta nell’art. 1 del
Regolamento dell’Autonomia scolastica (cui si stanno adeguando le nostre scuole paritarie)
, laddove si afferma che "L’autonomia
delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di
pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione
di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della
persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle
caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il
successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del
sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo
di insegnamento e di apprendimento ". (Art. 1 del D.P.R. 8.3.1999, n.
275).
In
effetti, la normativa pone come obiettivo
includibile il successo formativo
di tutti i singoli alunni e, al riguardo indica la strategia da seguire,
costituita dal miglioramento della efficacia del processo di insegnamento e
di apprendimento.
Altrove
abbiamo scritto che il successo formativo non può essere condizionato
dalle potenzialità dei singoli alunni, ma dipende dalle strategie
formative che i docenti ed il loro collegio mettono in atto.
Scrive
Kant che " La bestia è già resa perfetta dall’istinto… L’uomo invece…
non possiede un istinto e deve quindi formulare da sé il piano del proprio modo
di agire… La specie umana deve esprimere con le sue forze e da se stessa
le doti proprie dell’umanità. Una generazione educa l’altra… L’uomo può
diventare tale solo con l’educazione ".
Il
compito della scuola è quello di promuovere l’umanizzazione dei giovani, il
loro divenire uomini, acquisendo i valori che sono propri dell’umanità, in una
forma singolare che è frutto del contesto formativo e del progetto della
propria umanità che ogni singolo giovane via via esprime.
Come
scrive il Doll: " Per capacità potenziali dei singoli noi
intendiamo quelle potenzialità di grandezza imprevedibile, che possono
scaturire dall’interno della personalità: potenzialità che possono venire
sviluppate o ridotte col processo educativo… le capacità potenziali non sono
considerate come delle qualità congenite nell’individuo, che divengono attuali
attraverso un processo di maturazione su cui non influisce in alcun modo
l’ambiente. Anzi, queste capacità si sviluppano e si “manifestano nello
scambio dinamico di influssi fra l’individuo e il suo ambiente”. Vengono
definite capacità “potenziali” perché sono un modo di essere dell’individuo,
sono una capacità individuale di reagire positivamente e in modo praticamente
imprevedibile: “senza alcun preconcetto quanto ai …limiti” delle capacità potenziali….
L’essenza della concezione ebraica e greca dell’uomo era invece di porre
l’accento sulla personalità umana dotata di capacità potenziali
illimitate, di considerare positivo il fatto che gli sviluppi della
personalità umana sono imprevedibili…".
Non
esiste la scolaresca, costituita da venticinque studenti, ciascuno dei quali
deve essere aiutato nel suo impegno a costruire la propria personalità,
originale, irripetibile, singolare.
Non
esiste una scolaresca di venticinque
studentii che possono essere
impegnati negli stessi apprendimenti, con le stesse strategie e tecnologie,
magari costituite dalla voce del docente, dal libro di testo e, a volte, dalle
stesse tecnologie educative. Il compito fondamentale dei docenti è quello di
personalizzare l’attività formativa, individuando attraverso quali attività
ogni studente riesce a realizzare la sua irripetibile personalità.
E’
questo il significato della valutazione formativa.
Ovviamente,
la valutazione formativa ha significato se si attua in una scuola che privilegia
le unità di apprendimento e non le lezioni.
5 commenti:
Trovo che il carisma di Santa Giovanna Antida sia molto vicino alla pedagogia di Freire.
lo stress di fine anno dei docenti non può riguardare il promuovere o bocciare l'alunno,ma un onesto,ancorchè caritatevole esame da fare individualmente e come c.d.c.perchè anche il solo insuccesso di un alunno è prima di tutto il fallimento dei docenti
La non ammissione dell'allievo alla classe successiva, come avviene nelle nostre scuole, è la sintesi di una finale ( e dolorosa)presa d'atto di un netto rifiuto da parte dell'allievo ( e spesso anche da parte della sua famiglia) di ogni azione di promozione educativa, sociale e umana, condotta dal consiglio di classe nei suoi confronti almeno fino al penultimo giorno dell'anno scolastico.
pregevole ed ineccepibile il criterio adottato ( presa d'atto di un netto rifiuto.....)ma si può avere la certezza di aver tentato proprio tutto,di aver messo in essere la necessaria attenzione e tutte le strategie didattico-formative per consentire all'allievo di conseguire un miglioramento rispetto alla situazione di partenza?
La certezza non è fatto umano...
Tuttavia nella fattispecie la valutazione è frutto di un'attenta riflessione collegiale...almeno a venti occhi, venti orecchie, dieci sensibilità, dieci coscienze e - perchè no? - dieci cervelli.
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