La pedagogia della Liberazione, ispirata al pensiero ed alle prassi Di Paulo Freire, Enrique Dussel, Augusto Boal, Don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Augusto Capitini, Ivan Illich, trova nel carisma e nello stile educativo creato da Jeanne Antide Thouret aspetti non solo aspetti concreti di concordanza, ma una fonte assolutamente ricca e pura di valenze formative, educative e metodologiche che vale senz'altro la pena approfondire e a cui attingere per rivitalizzare tanti contesti scolastici, statali e paritari, inariditi anche da uno stratificarsi acritico di conformismi pedagogici e didattici privi di coerenza e soprattutto di entusiasmo.
Proprio in uno degli istituti della Congregazione, il " San Vincenzo de' Paoli" di Reggio Calabria, istituto omnicomprensivo, fortemente connotato per la sua dimensione storica e la sua funzione formativa nel sud della Penisola e oggi proiettato anche verso una dimensione più "mediterranea" della scuola, intesa anche come luogo di integrazione, crescita e formazione di etnie diverse, nasce il CENTRO STUDI, DOCUMENTAZIONE E RICERCA SULLA PEDAGOGIA DELLA LIBERAZIONE, della cui vita questo blog, insieme con altri media, potrà diventare voce .
in quanto nessuno educa
nessuno - nessuno educa se stesso - gli uomini si educano tra loro, con la
mediazione del mondo, in comunione. Essa lega la persona al mondo, si afferma e
si fonda nella realtà che cambia continuamente, s’innesta verso la vocazione
ontologica dell’uomo ad essere più stimolando la creati¬vità umana. Parte dalla
necessità di superare la contraddizione educatore-educando (una situazione
gnoseologica in cui l’atto di conoscenza è mediato dal mondo), poiché considera
l'uomo come un essere che sceglie, il cui momento di decisione si trova nelle
sue relazioni col mondo e con gli altri. Infine dà esistenza all'essenza
fenomenica
dell'educazione che è la sua dialogicità. L'educazione diventa allora dialogo, il quale fa parte della stessa natura
umana; gli esseri umani “si costruiscono” attraverso il dialogo poiché sono
fondamentalmente comunicativi. E questo è il momento in cui gli uomini
s’incontrano per superare la contraddizione dialettica educatore/educando.
Il
DIALOGO è una relazione orizzontale di simpatia, un’intercomunicazione alla cui
base vi è amore,
speranza, fiducia reciproca, umiltà, che genera un
atteggiamento critico profondo che permette di comunicare. Il dialogo è la
forma più genuina di comunicazione, in quanto favorisce l’espressione altrui.
Paulo Freire in ultima analisi ritiene che l’educazione sia soprattutto
relazione e la identifica con il dialogo.
Dalla letteratura in materia educativa emerge che l’intervento professionale
mira a promuovere il pieno sviluppo delle potenzialità di crescita personale e
di partecipazione sociale dell’educando. Per il raggiungimento di tali
obiettivi l'educatore è chiamato ad agire sulla relazione interpersonale, sul
sistema
familiare, sul contesto ambientale e sull'organizzazione dei servizi,
quindi sul contesto generale di vita dell’educando. La crescita personale
riguarda sia l'educando che l'educatore perché la relazione educativa è un
processo che accomuna sempre le due soggettività interagenti in quanto il
lavoro sulla quotidianità richiede la costruzione di significati che coinvolge
necessariamente entrambi. Il dialogo non è altro che Il colloquio di aiuto in
cui l'educatore lavora in una logica di progettazione di interventi educativi o
rieducativi che si realizzano nella relazione diadica.
All’educazione liberatrice, Freire, contrappone un"educazione bancaria"che
consta di un processo educativo che è atto permanente di depositare contenuti,
in cui la conoscenza consiste in un atto passivo di ricevere, L'educando è come
un contenitore vuoto. Nega all’uomo la sua vocazione ontologica ad essere più,
come essere della ricerca permanente, come essere della prassi, quindi nega le
relazioni uomo-mondo, la creatività dell’uomo. E’ Caratterizzata
dall’antidialogo, una relazione verticale in cui il rapporto
di simpatia è spezzato e non può, per la sua stessa natura, consentire una vera
comunicazione, fa delle comunicazioni. Un’educazione che non sia fatta di
dialogo, uccide il potere creatore non solo di colui che si educa, ma anche
dell’educatore, perché quest’ultimo si trasforma in un uomo che impone delle
formule e delle comunicazioni, passivamente accolte dagli educandi: essi
ricevono le informazioni che vengono conservate così come sono, non vengono
integrate e generalizzate.
In queste annotazioni ci sembra di rileggere tante delle linee del carisma educativo delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret...!
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