Concludiamo con questa terza puntata la pubblicazione dello studio condotto da Sr. Paola Arosio ( sisterpaola@hotmail.com ), suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, sulla necessità e sulle modalità possibili di diffusione della fede nei luoghi educativi, ringraziando l'Autrice per la puntualità e la chiarezza delle intuizioni.
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1.
Un gruppo “portatore”: si tratta di un tessuto
relazionale nel quale gli studenti possono
essere riconosciuti, dove possono occupare un posto attivo e sperimentare in
presa diretta come la vita umana possa essere letta, interpretata, vissuta e
trasfigurata alla luce del Vangelo in una relazione di prossimità. L’ambiente
portatore può essere la comunità educante di una scuola cattolica, il collegio
docenti, un gruppo di animazione pastorale all’interno della scuola…La prima
condizione da soddisfare è, quindi, la qualità del tessuto relazionale che si
instaura all’interno dell’ambiente educativo.
2.
Un ambiente “portatore”: significativi
risultano essere anche la distribuzione dei locali, il loro la
loro capacità o meno di raccontarci l'essere, la vita, il mondo. Occorre saper
ascoltare il linguaggio dei locali a disposizione di studenti, insegnanti,
famiglie, poiché deve essere sintonizzato con le nostre finalità educative e
con i loro bisogni: i nostri locali sono
vivi, accompagnano il ritmo della vita? Parlano il linguaggio dell’accoglienza,
della disponibilità, del silenzio, del raccoglimento, dello studio, dello
sport, della bellezza? Offrono opportunità per riflettere, contengono
provocazioni anche di tipo evangelico? Comunicano senso di appartenenza?
3.
Attività “portatrici”: possono essere di vario
tipo. In genere, si classificano attorno alle quattro dimensioni fondamentali
della comunità cristiana: attività della
Parola: insegnamento, informazione, ricerca, riflessione, dibattito…; attività celebrativa: liturgia, riti,
espressioni simboliche…; attività di
incontri fraterni: feste, uscite, divertimenti, convivenze…; attività di servizio: iniziative di
solidarietà, partecipazioni a campagne di sensibilizzazione, esperienze di
volontariato…. L’importante è che le attività, programmate su loro iniziativa o
proposte ai giovani e alle loro famiglie, siano desiderabili, sveglino la vita,
facciano riflettere, offrano dei percorsi alla libera appropriazione del senso evangelico.
Occorrerà particolarmente vigilare affinché tutte queste attività lascino
spazio a momenti di riflessione su ciò che è stato vissuto: data la complessità
delle esperienze che coinvolgono oggi le giovani generazioni, a causa dei
cambiamenti sociali e culturali in atto, è indispensabile oggi poter offrire
luoghi e situazioni adatte ad un esercizio di riflessione sulla propria vita,
sulla propria esperienza, fondamentale sia sul piano della costruzione della
soggettività e delle convinzioni personali, sia sul piano del risveglio e della
maturazione della fede cristiana.
In questa nostra conversazione abbiamo cercato di rispondere non solo alla domanda “perché la scuola cattolica ha il diritto di proporre la fede e i giovani hanno il diritto di ascoltarla?”, ma anche abbiamo cercato di delineare qualche tratto del “come proporre la fede oggi agli studenti e alle loro famiglie”. Abbiamo visto, infatti, che essere cristiani, riconoscere esplicitamente la grazia donata in Gesù Cristo, è una grazia supplementare, ma non è condizione indispensabile per godere della salvezza gratuita donata in Gesù Cristo.
È in questa logica di grazia supplementare,
non necessaria ma estremamente rivelatrice dell’amore di Dio, che la proposta della fede cristiana può essere
ascoltata in un ambito multi-religioso e pieno di convinzioni multiple come
quello odierno. Questa prospettiva consente di riconoscere che Dio genera e
salva in ogni luogo in cui, come abbiamo visto, prospera la carità. Pertanto,
in questo modo, la fede cristiana appare radicalmente relativizzata.
Relativizzare così la fede cristiana,
significa non cadere nel relativismo in cui tutto si equivale, ma piuttosto collocarla nel posto giusto – che non
vuol dire l’intero spazio – dove può
essere ascoltata, con una pertinenza ed un gusto rinnovati, proprio in
quanto rivelazione in Gesù Cristo della grazia di Dio che, per natura, è
eccessiva. Così collocata, priva di
qualsivoglia volontà di potenza o idea di totalità, la fede cristiana non
pesa, non costringe, non si impone ma si
propone in uno spazio di libera e reciproca ospitalità che Dio stesso ha
aperto: “Ecco, io sto alla (Ap.3,20). La Buona Novella invita
a riconoscere, con piena intelligenza e libertà, per nostra immensa gioia, un
Dio che ama incondizionatamente, che genera e che salva.
porta e busso. Se uno, udendo la mia voce, mi aprirà la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me”
porta e busso. Se uno, udendo la mia voce, mi aprirà la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me”
Riferimenti bibliografici essenziali:
Armando Matteo, Nel nome del Dio sconosciuto, Ed.
Messaggero Padova, 2011
André Fossion, Il Dio desiderabile, proposta della fede e
iniziazione cristiana, EDB, 2011
Roberto Mancini, L’umanità promessa. Vivere il cristianesimo
nell’età della globalizzazione, Qiqajon, 2010
Enzo Biemmi, Il secondo annuncio. La grazia di
ricominciare, EDB, 2011
Educare insieme nella scuola cattolica, missione condivisa di persone
consacrate e fedeli laici, Documento della Congregazione per l’educazione
cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi)
Educare: un’espressione dell’amore, Linee educative secondo il
carisma dell'Istituto delle Suore della Carità di santa Giovanna Antida Thouret
1 commento:
Oggi è diventato difficile diffondere la fede nei luoghi educativi. Perchè?. Forse perchè ne abbiamo poca anche noi...
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