Pubblichiamo la seconda parte dell' interessante studio di Sr Paola Arosio, SdC (sisterpaola@hotmail.com) sulle modalità di evangelizzazione all'interno dei "luoghi" educativi.
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La
spiritualità pastorale di tipo diaconale ha bisogno di mettere in campo le
condizioni migliori, affinché siano resi possibili il riconoscimento del
messaggio evangelico e la scrittura inventiva della propria vita nella fede. A
questo fine sono necessari spazi che
offrano tempi di incontro, apprendimento, sperimentazione, riflessione,
dibattito, dove si articolano sia un lavoro di umanizzazione in spirito
evangelico, sia l’annuncio esplicito del Vangelo stesso.
I responsabili
di questi spazi avranno il compito di animarli, imparando essi stessi dagli
altri e dalle esperienze vissute. Quanto alla loro funzione di autorità, in
un’ottica di spiritualità diaconale, essa sarà essenzialmente dialogante e
consisterà nell’autorizzare, cioè nel
far crescere, nel rendere gli altri, letteralmente, autori e attori della
propria esistenza. Questi spazi saranno
luoghi di creatività personale e collettiva: luoghi di impegno dove si
formano le personalità, le convinzioni, le solidarietà e i progetti di vita. E
insieme saranno luoghi fondanti,
dove si rinnovano le mansioni e i ruoli
istituzionali esistenti, mentre si creano nuove tradizioni e nuovi usi.
·
Uno spazio privilegiato è quello della “memoria della
fede cristiana”, in occasione di feste liturgiche, con simboli e opere d’arte
disseminate nell’edificio scolastico, uscite culturali sui luoghi della fede…Per
quanto riguarda la dimensione liturgica,
è necessario che rimanga aperta, per quanto possibile, a tutti e che si
proponga in modo variato, creativo. Si propongano quindi, e si realizzino
nell’anno, diversi tipi di celebrazione, coltivando l’arte di celebrare la
fede, dando spazio a celebrazioni cristiane che siano comprensibili da tutti,
alle quali tutti siano invitati a partecipare nella diversità del loro
itinerario personale.
·
Un secondo spazio è quello del dibattito, della ricerca
pensosa intorno alla fede cristiana: occorre, in particolare, che i
giovani abbiamo l’occasione di esercitarsi in modo critico circa le loro rappresentazioni
di Dio, le loro immagini della Chiesa, dei sacramenti, dei comandamenti, dei
ministri…, al fine di superare le immagini mutilate o addirittura alienanti che
sbarrano l’accesso alla fede nel Dio di Gesù Cristo. Questo lavoro della ragione
nel campo della fede è, oggi, evidentemente fondamentale per lottare contro gli
autoritarismi, gli integralismi, i fanatismi di ogni specie, ivi compresi
quelli all’interno del cristianesimo stesso.
·
Un altro spazio consiste nell’invitare a riconoscere Dio
nell’esercizio della fraternità: la scuola ha il compito di far
sperimentare concretamente legami di fraternità e di solidarietà
intergenerazionale, interculturale, interetnica, interreligiosa…che hanno la
loro consistenza sul piano umano, ma che rendono desiderabile il messaggio
evangelico, che nel perdono, nella contentezza di vivere, nell’accoglienza
ospitale, nella profonda libertà manifestati da Gesù ne riconoscere la pienezza
e la condizione di possibilità.
·
La celebrazione della vita e l’impegno in nome del
Vangelo costituiscono un ulteriore campo della pastorale scolastica:
si tratta di proporre e organizzare attività di solidarietà che hanno un loro
significato umano in se stesse, ma che possono essere vissute esplicitamente in
nome del Vangelo. Sappiamo per esperienza che la nostra carità si stanca, si
svilisce, è soggetta a pervertirsi in altro, si perde, si corrompe, nonostante
tutti i nostri sforzi e il nostro impegno. Il secondo comandamento “Ama il tuo
prossimo” è dunque letteralmente ineseguibile, se non si è data esecuzione al
primo: “Ama Dio”, cioè riconosci Dio quale presenza benedetta e benedicente
sulla tua vita, corrispondi al Suo amore. Da qui devi partire, perché vi è un
ordine dell’amore, un ordine della carità, che va dal cuore ricolmo dell’amore
di Dio verso mani e piedi capaci di prossimità ospitale e gratuita. È solo la
priorità dell’amore di Dio che scoglie d’un tratto il groviglio di reti che ci
gettiamo l’un l’altro e che molto spesso finiscono per intrappolarci e
soffocarci. Nel segno dell’amore di Dio
possiamo effettivamente creare spazi di un incontro gratuito e liberante tra
noi.
·
Un ultimo aspetto della pastorale scolastica
consiste nel vigilare affinché l’istituzione sia come un intermediario, un trampolino che
apre i giovani al mondo ecclesiale nella sua diversità e nella sua
ricchezza: comunità parrocchiali locali, diversità di reti, movimenti,
associazioni e servizi esistenti sul territorio e anch’essi ispirati al
messaggio evangelico. La scuola svolge così un ruolo di interfaccia tra la
scuola e la comunità cristiana.
E, infine, quale
pedagogia?
In ambito educativo, la prima fase di una pedagogia
culturalmente radicata, evangelicamente orientata e spiritualmente incarnata,
chiede tre fasi, non cronologicamente distribuite, ma logicamente articolate
fra di loro:
·
mettere in pratica il Vangelo: si tratta, cioè di individuare, sostenere,
promuovere, in ambito
educativo, gli atteggiamenti, le attività, i progetti, i modi di funzionamento istituzionale che si possano rivestire di senso morale e che possono “rappresentare” la messa in pratica del Vangelo. Ciò suppone la capacità di discernere nell’umano i volti del Vangelo. L’azione pastorale consiste, in un primo momento, nel rilevare e disseminare nell’ambiente educativo, a diversi livelli, un insieme di valori e di pratiche che possano “rappresentare, dimostrare, raccontare” il Vangelo: preoccuparsi del compagno più debole, dello straniero, del nuovo arrivato, favorire l’aiuto reciproco, tenere desto il senso del bene comune, sensibilizzare alle esigenze di legalità, giustizia, solidarietà, ospitalità, perdono reciproco…personalmente, nel funzionamento istituzionale, nell’esercizio dei ruoli e nelle relazioni inter-personali.
educativo, gli atteggiamenti, le attività, i progetti, i modi di funzionamento istituzionale che si possano rivestire di senso morale e che possono “rappresentare” la messa in pratica del Vangelo. Ciò suppone la capacità di discernere nell’umano i volti del Vangelo. L’azione pastorale consiste, in un primo momento, nel rilevare e disseminare nell’ambiente educativo, a diversi livelli, un insieme di valori e di pratiche che possano “rappresentare, dimostrare, raccontare” il Vangelo: preoccuparsi del compagno più debole, dello straniero, del nuovo arrivato, favorire l’aiuto reciproco, tenere desto il senso del bene comune, sensibilizzare alle esigenze di legalità, giustizia, solidarietà, ospitalità, perdono reciproco…personalmente, nel funzionamento istituzionale, nell’esercizio dei ruoli e nelle relazioni inter-personali.
·
far risuonare il Vangelo: vuol dire che le
diverse “messe in pratica del Vangelo” (accoglienza, condivisione, amore per la
verità, gusto per le cose fatte bene…) non devono rimanere isolate, ma entrare
in risonanza le une con le altre nei diversi aspetti dell’ambiente educativo:
regolamenti disciplinari che risvegliano la coscienza, partecipazione a
campagne di solidarietà, decorazione degli ambienti, stile delle relazioni fra
gli adulti e fra gli adulti e i giovani, le famiglie…cura delle relazioni con
la parrocchia, il territorio, la diocesi, le altre realtà educative…Ogni
singolo aspetto istituzionale o relazionale, quando “funziona” aiuta o non
aiuta a far risuonare il Vangelo, produce cioè un clima distorto, oppure
evangelicamente parlante e appellante.
·
riconoscere e annunciare il Vangelo: è il
momento in cui ciò che viene vissuto come buono e umanizzante viene
esplicitamente enunciato, riconosciuto, fatto proprio e vissuto in modo
esplicito in riferimento al Vangelo. Questo passaggio è sempre libero e avviene
quando educatori, insegnanti, animatori, dirigenti, collaboratori,
volontari…mettono esplicitamente in contatto i giovani e le famiglie con il
messaggio evangelico. La pastorale consiste allora nello stabilire le migliori
condizioni affinché sia possibile alle persone, nella loro libertà, discernere
il senso evangelo, aderirvi e celebrarlo. Per questo la pastorale deve
affrontare una duplice sfida: da una parte la scuola cattolica contribuisce a
sviluppare i valori di umanità, da un’altra parte rende possibile la scoperta
del Vangelo che attribuisce a quei valori ancora un senso ulteriore, trasfigurante.
Lo sguardo di fede che
“riconosce e annuncia il Vangelo” coglie nella genesi dell’umanità le primizie
della resurrezione stessa: se il Vangelo irriga tutta la vita dell’ambiente, il
passaggio allo sguardo di fede non è solo un riferimento. Esso dona tutto il
suo senso alla convinzione decisiva che noi non abbiamo il diritto di disperare
di un docente, di un genitore, di uno studente. Questa convinzione è
nell’ordine della fede: la fede nella risurrezione inaspettata di Cristo che ci
trasporta tutti in un altro futuro. Allora, quando non ce lo aspettavamo più,
un giovane decolla di nuovo grazie ad una mano tesa e in quel momento avviene
qualcosa della resurrezione; quando una ragazza manifesta all’improvviso i suoi
talenti intellettuali, artistici o sportivi, mentre li aveva ben nascosti, si
intravvede qualcosa della resurrezione; quando
un’istituzione (una scuola, un collegio, una società sportiva, un oratorio…)
appesantita dalla ripetitività e nell’unica preoccupazione del suo
funzionamento, inizia ad agire con
audacia pedagogica e pastorale, avviene
qualcosa della resurrezione. Si sta attuando, in altre parole, una nuova diaconia della carità.
1 commento:
Una nuova diaconia della carità.....mi piace molto questa espressione.
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