Da quando l'Ufficio Scolastico Regionale della Liguria ha emanato la prima circolare che impone il divieto agli alunni e agli insegnanti di diventare amici sul popolare social network la discussione divampa a ripetizione su giornali di ogni genere, talk show televisivi, internet. L’amicizia su Facebook, secondo una scuola di pensiero, farebbe perdere autorevolezza ai professori, poiché indurrebbe, inevitabilmente, a creare un rapporto troppo confidenziale; per altri invece favorirebbe la "relazione educativa" docente-alunni, migliorando il clima di classe e d'istituto.
La circolare peraltro non è rimasta circostritta alla scuola ligure, ma ha fatto il giro d’Italia, in poco tempo, grazie al tam tam in rete e , a rendere ancora più incandescente la polemica, sempre più spesso viene ripresa la notizia che in Missouri già è stata approvata una legge che vieta conversazione e amicizia virtuale tra studenti e professori, che ha scatenato, a sua volta, non poche polemiche e ricorsi.
E' dunque più aperto che mai, anche all'interno delle nostre scuole, il dibattito sull'opportunità di condividere bacheche, foto private, conversazioni virtuali tra chi sta in cattedra e "il popolo dei banchi". Questione di opportunità, ruoli, privacy e libertà, sostengono studenti e insegnanti, molto divisi tra chi considera il social network solo un altro mezzo di comunicazione e chi invece teme di "perdere autorevolezza" attraverso un'amicizia sia pure virtuale.
Qualche psichiatra si proclama favorevole all’uso di Facebook e dei social network in generale per motivi legati allo studio, in quanto “la relazione con gli studenti deve essere educativa, il controllo è sull'apprendimento, non sulle emozioni“, ma - si potrebbe obiettare - il legame tra alunni e docenti esiste anche in classe se l'adoìulto il docente lo sa governare in modo sapiente, senza personalismi di sorta e soprattutto con grande empatia.
Non pochi presidi condividono la posizione assunta dalla scuola ligure, poiché “è rispetto per i ragazzi, per il loro mondo, che non deve essere invaso dagli adulti, genitori compresi”. I ragazzi infatti, secondo diversi commenti apparsi sul Web, si sentirebbero osservati o giudicati eventualmente dall’occhio autorevole del prof di turno, che potrebbe visionare la bacheca e leggerne commenti e post. D'altronde sono proprio molti ragazzi che non usano facebook come un mezzo per la veicolazione di lezioni e appunti, a ritenere Facebook addirittura come un "mezzo di controllo da parte dei prof sulle nostre vite".
Il nodo infatti resta sempre quello: in rete o in classe, al centro c'è il rapporto tra insegnanti e alunni. E tale rapporto deve essere necessariamente educativo, assolutamente non sbilanciato nè verso un controllo reciproco delle emozioni nè, tantomeno, verso uno scambio, sia pure rispettoso, di informazioni del tutto personali.
Sono fondamentali, a tale proposito, le parole del Prof. T. Pessina, preside del liceo milanese Berchet,"La nostra generazione voleva abbattere la vecchia scuola e abbiamo condannato il concetto di autorità, ma l'autorevolezza è fondamentale. Si può essere amichevoli, ma l'amicizia come in ogni rapporto asimmetrico, è impossibile. E poi i ragazzi non vogliono docenti amici, stimano chi insegna con passione anche se è severo, chi li rispetta. Io per capire come sta un alunno ho bisogno di guardarlo negli occhi".
Ed è anche eloquente ciò che scrive il professore Ermanno Ferretti , autore del libro "Per chi suona la campanella" . "Non voglio vedere quello scrivono, sono ingenui non si rendono conto cosa rischiano se leggo che saltano scuola per un compito in classe o scrivono che si fanno le canne".
Per un buon rapporto docente-allievo, improntato alla comprensione e al rispetto reciproci ( e qui lo stile educativo di Santa Giovanna Antida Thouret può essere illuminante) sono da preferire quattro chiacchiere in corridoio piuttosto che navigare in rete, anche perchè, come dichiarano in molti, agli allievi interessa "che i proff. insegnino in modo che noi capiamo, che ci interroghino senza essere spietati. Non voglio sapere se i proff. soffrono di manie depressive o se sono stati mollati dai fidanzati o davanti a quali poesie si inebriano".
Per un buon rapporto docente-allievo, improntato alla comprensione e al rispetto reciproci ( e qui lo stile educativo di Santa Giovanna Antida Thouret può essere illuminante) sono da preferire quattro chiacchiere in corridoio piuttosto che navigare in rete, anche perchè, come dichiarano in molti, agli allievi interessa "che i proff. insegnino in modo che noi capiamo, che ci interroghino senza essere spietati. Non voglio sapere se i proff. soffrono di manie depressive o se sono stati mollati dai fidanzati o davanti a quali poesie si inebriano".
Dunque tra allievi e docenti chi decide di essere amico in rete, deve comunque autocensurarsi un po' e nascondere un pezzo di sé agli altri, ma soprattutto deve essere rispettoso e non invadente.
6 commenti:
L'amicizia tra professori e alunni su facebook è una cosa comnpletamente negativa e dannosa per tutti.
I professori devono fare i professori non gli amici o i ragazzoni.
Ben detto.
Non ci sono scuse per i professori che chattano con gli alunni. E' un'azione deleteria in tutti i sensi.
Non vi sembra di essere un po troppo fondamentalisti?
Non vi sembra di essere un po troppo fondamentalisti?
Se essere fondamentalisti significa avere cura e rispetto degli antichi valori del rispetto degli alunni e di se stessi, probabilmente lo siamo!
Pretendere rispetto dagli alunni e rispettare gli alunni è una regola di vita che Santa Giovanna Antida ci ha dato e continua a darci,non è fondamentalismo.
Posta un commento