E’ tornato di dirompente attualità il tormentone degli esami di licenza media, gli stessi che il ministro Profumo voleva modificare e che adesso un partito politico propone di abolire definitivamente insieme con le “ bocciature” sia alle medie che alle superiori.
La motivazione sembrerebbe semplice, «Con l'esame di terza media – si spiega - non si concludono gli studi perché i nostri alunni sono tenuti a proseguirli per l'assolvimento dell'obbligo per altri due anni. Quell'esame di terza media, che non conclude nulla da quando abbiamo innalzato a 16 anni l'obbligo scolastico, può essere eliminato» e, inoltre, «bocciare non serve a migliorare: sappiamo che solo il 2 o 3 per cento degli studenti avrà un beneficio reale dalla ripetizione di un anno scolastico, ma la maggior parte di essi finirà in quel 21 per cento di drop-out che penalizza l'Italia, una vera zavorra che peserà sulle spalle di tutti noi, quando dovremo tentare di includere coloro che avremo perso per la strada, in modo senz'altro meno efficace e senz'altro più costoso dell'Istruzione». Inoltre nelle bocciature potrebbero influire diversi fattori, come «le origini economico sociali della famiglia di origine e dal contesto territoriale in cui si è nati che in Italia ancora oggi incide sia sul rendimento e sul successo formativo e scolastico, sia sulle scelte dopo la scuola secondaria di primo grado».
C’è del vero in queste motivazioni, ma è anche vero purtroppo che i rimedi proposti non solo non sanerebbero mai i problemi che stanno alla base del disagio scolastico , ma probabilmente amplierebbero a dismisura il discrimine tra allievi senza difficoltà e svantaggi sociali ed allievi necessitanti di seria personalizzazione dell’intervento educativo.
Queste proposte acritiche di abolizione suscitano dunque perplessità: intanto saltano a piè pari decenni di riflessione pedagogica sul valore della valutazione ed anche dell’esame e confliggono apertamente con il sistema valoriale su cui poggia tutta l’impalcatura dell’istruzione in Italia, con i suoi mille difetti, ma anche con indubbi pregi che non possiamo buttare a mare.
Avremmo preferito che si parlasse invece – e molto – dei problemi di fondo che affliggono la scuola italiana, della mancanza di risorse e di investimenti sulla cultura, del grave svantaggio finanziario della scuola paritaria, scuola pubblica, rispetto alla scuola statale, oppure delle mille difficoltà con cui si conducono nelle scuole tutti i progetti di recupero degli alunni in situazione di svantaggio nell'apprendimento.
Avremmo preferito che si insistesse molto sulla personalizzazione degli interventi didattici ed educativi, che le nostre scuole paritarie cattoliche conducono quotidianamente sfidando mille ostacoli, per prevenire e rendere realmente superflue e inutili le “bocciature” e che non si tornasse ancora una volta sulla possibilità di una panacea/sanatoria per tutti e con tutte le ovvie conseguenze del caso!
In una parola, più che della distruzione del termometro ( in un'epoca in cui gli adolescenti si sottopongono sempre più volontariamente ad esami di ogni genere e si mettono continuamente alla prova in concorsi vari, casting, selezioni di tutti i tipi) avremmno preferito si parlasse di terapie veramente efficaci per curare la febbre, che si discutesse insomma di veri processi educativi che ogni giorno durino... almeno "dall'aurora al tramonto" e non siano solo dei segmenti frammentari dettati da mode o da ideologie .
3 commenti:
Lo stile educativo delle nostre scuole non incute paura per gli esami ai nostri alunni. Avete ragione gli esami non devono essere uno spauracchio, ma un allenamento per affrontare le prove della vita e per prepararsi con serietà.
Siamo alla frutta. Qui si vuole distruggere la scuola altro che risolvere i problemi degli alunni svantaggiati...
Teresa
Sono d'accordo. E' scandaloso avanzare queste proposte, specialmente quella di abolire le bocciature.
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